European blockchain partnership: l’Italia diventa parte del cambiamento

Quando si parla di blockchain in Italia si pensa ancora ad un oggetto misterioso, una piattaforma per pochi, per fare non si sa bene cosa e con quali finalità. La verità è che l’Europa si sta apprestando a compiere questo passo verso il futuro e si sta attrezzando già da tempo, mentre l’Italia, fino al 2018, era rimasta indietro su questa tecnologia che, come ci dice il Parlamento europeo, promette di cambiare il mondo. Quando si parla di blockchain si parla di tracciabilità, di controllo dei propri dati, di garanzia dei prodotti, di made in Italy tutelato; si parla di una certificazione sicura per ogni tipo di processo, sia esso industriale sia esso finanziario.

Nel settembre 2018 il Ministro Di Maio ha aderito alla European Blockchain Partnership, da cui l’Italia era inspiegabilmente rimasta fuori, allineandosi quindi ad Austria, Belgio, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia. Oggi l’Italia ne acquisisce la presidenza per un anno insieme a Svezia e Repubblica Ceca.

È un riconoscimento dall’attività svolta dal Ministero dello Sviluppo Economico e in generale dal Governo italiano, che ha introdotto una definizione giuridica di blockchain e smart contract, in legge di bilancio ha stanziato 45 milioni di Euro in tre anni sullo sviluppo di questa tecnologia e che da un anno, sempre al MiSE, sta portando avanti il lavoro con un gruppo di esperti per l’elaborazione della strategia nazionale sulle tecnologie basate su registri distribuiti.

In generale le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e la blockchain, sono destinate a cambiare radicalmente le nostre vite, la società nella quale viviamo e il tessuto economico e produttivo del Paese. Dobbiamo semplicemente decidere da che parte stare: se continuare a seguire i processi di sviluppo che si realizzano a livello globale o essere parte del cambiamento provando a governare questi processi e ad essere protagonisti nel mondo. Il Governo del Cambiamento ha scelto la seconda strada.