Cittadinanza digitale e bilancio partecipativo

CITTADINANZA DIGITALE E BILANCIO PARTECIPATIVO

"Una componente della cittadinanza digitale è la partecipazione a processi, consultazioni e feedback al governo. Quindi, non si tratta solo di esprimere il proprio voto, e, nello stesso tempo, non si tratta solo di avere informazioni e servizi a disposizione, si deve avere la combinazione delle due cose, altrimenti si tratterebbe solo di esercizi di democrazia e si avrebbe solo un database accessibile alle persone. Per avere una cittadinanza digitale vera bisogna averli entrambi. È necessario quindi avere l'abilità di fare qualcosa di significativo per mezzo della partecipazione elettronica.Il bilancio partecipativo, in poche parole, è un esercizio democratico in cui la città distribuisce una parte del budget, lasciando i cittadini di decidere sul progetto"L'intervista a Ekaterina Petrikevich (Senior Int. Project Manager, Democracy 21)⤵️

Pubblicato da Associazione Rousseau su Mercoledì 31 luglio 2019

Per quanto riguarda la cittadinanza digitale mi associo a quello che attualmente sta facendo l’Estonia, dove tutti hanno l’opportunità di accedere a servizi, informazioni online e di salvare le informazioni elettronicamente, in modo da avere l’accesso ogni volta che si allontanano e non sono presenti fisicamente. Una componente della cittadinanza digitale è la partecipazione a processi, consultazioni e feedback al governo. Quindi, non si tratta solo di esprimere il proprio voto, e, nello stesso tempo, non si tratta solo di avere informazioni e servizi a disposizione, si deve avere una combinazione delle due cose, altrimenti si tratterebbe solo di realizzare degli esercizi di democrazia e si avrebbe solo un database accessibile alle persone. Per avere una cittadinanza digitale vera bisogna averli entrambi. È necessario quindi avere accesso alle informazioni e la possibilità di fare qualcosa di significativo per mezzo della partecipazione elettronica.

Il Bilancio Partecipativo, in poche parole, è un esercizio democratico in cui la città distribuisce una parte del budget, lasciando ai cittadini la possibilità di decidere sul progetto, cosicché quello che succede durante il BP, che normalmente dura nove mesi, è che i cittadini arrivano con le loro idee su quello che vogliono fare, progettano proposte e poi si passa a una serie di deliberazioni, durante le quali le persone si incontrano. Noi solitamente incoraggiamo a non essere “solo elettronici”. Di solito chiunque può presentare proposte sulle piattaforme online e li incoraggiamo a rimanere tutti in una stanza, perché se sono insieme possono avviare delle discussioni significative ed effettivamente tirare fuori idee, ottenere immediatamente il feedback dai loro colleghi e migliorare i progetti, oppure abbandonarli se vedono che non sono così popolari fra gli altri. Questa è la seconda fase.

La terza fase è la valutazione ed è spesso proprio questa fase che viene sottovalutata. La valutazione è spesso fatta dalle città, così possono assicurarsi che il progetto rientri nell’ambito della gestione urbana e nei limiti del budget stabilito dalle regole e che il progetto sia veramente appropriato, cioè non sia discriminatorio e non inciti alcun tipo di comportamento scorretto da parte dei cittadini.

Dopo la valutazione si dovrebbe avere la campagna elettorale, che normalmente non viene fatta dalla città ma dai cittadini, così aumenta la consapevolezza del progetto messo in votazione. Alla fine c’è il voto.

L’ultima fase è l’implementazione. L’implementazione è incredibilmente importante nel momento in cui ci sono persone che investono tempo e sforzo in qualcosa che devono vedere risolto, altrimenti si scoraggiano e la prossima volta non parteciperanno. Pensate a una persona che viene con un progetto, partecipa agli incontri, scrive articoli sul giornale, bussa alle porte della gente per chiedere voti per il suo progetto, e poi dopo non succede nulla; così è probabile che in futuro non parteciperà mai più, è una persona disillusa, che pensa: “perché partecipare?”. Questo si traduce a non partecipare alle elezioni, a non andare a incontri pubblici e così via…                                                         

Quando parliamo del posto dove è iniziato il bilancio partecipativo, quel posto è Porto Allegre in Brasile. Si stava cercando di affrontare alcune questioni sociali, quindi era rivolto a specifici gruppi. 

Al momento funziona in migliaia di città in tutto il globo e sta guadagnando slancio soprattutto in Europa. La parte più grande è fatta dalla città di Parigi, credo abbiano più di 120.000 persone che votano. Più o meno lo stesso numero di persone hanno votato a New York, ma New York se non sbaglio è sei volte più grande in termini dipopolazione; dunque il livello di impegno a Parigi è più alto, perché loro comunicano meglio, fanno intense campagne online e di persona. Inoltre non hanno problematiche per quanto riguarda età o nazionalità. Anche se non sei cittadino francese ma vivi a Parigi, puoi partecipare. La cosa più importante è che anche se non hai 18 anni puoi partecipare, perché vivi la città, usi lo spazio pubblico, perciò puoi vedere cosa manca e cosa deve essere fatto.                                               

Per quanto riguarda cosa fare o non fare, io credo che una delle cose più ovvie sia attenersi alle regole. Come ho già detto: tu hai impostato le regole, tu devi rispettarle, altrimenti le persone non avranno più fiducia. L’altra cosa è conoscere il tuo pubblico. Si vede chiaramente che i giovani non partecipano molto, così dobbiamo farci una domanda: posso comunicare con loro sui canali da cui stanno prendendo informazioni? Perché se tu stai solo pubblicizzando il tuo BP sui giornali significa che non stai raggiungendo i giovani, perché loro non leggono giornali. Immaginiamo ora lo scenario opposto, in cui non hai persone anziane che partecipano, e allora inizi a pensare: sto pubblicizzando solo su Facebook, cioè non sto raggiungendo tutte le persone che dovrebbero partecipare.                                   

Di solito misuro il miglior progetto in termini di impatto comune, ci possono essere approcci entusiasmanti che influenzano piccoli gruppi di persone. Credo però che i migliori siano di solito quelli che aiutano il più grande numero di persone. Per molto tempo si è trattato di sviluppo verde e sostenibile, quindi innovazione. Per me la cosa più interessante è guardare nel BP della scuola, perché noi determiniamo un bilancio scolastico dove non ti aspetti progetti eccitanti, perché si tratta di ragazzini, ma poi alla fine della giornata i progetti ci sono. Per esempio un giardino botanico per la scuola dove i ragazzi coltivano verdure, oppure un’apparecchiatura radio per trasmettere informazioni. Per quanto riguarda i progetti più interessanti direi siano quelli che nascono direttamente dai BP della scuola, perché non ti aspetti certi tipi di progetti dai ragazzi, ed è veramente eccitante vendere il loro livello di coinvolgimento e impegno per la comunità e l’ambiente.