Più trasparenza e meritocrazia: Whistleblowing anche per i magistrati

Il malaffare si combatte soprattutto garantendo trasparenza e meritocrazia. Ecco perché, a fronte della vicenda giudiziaria che da settimane sta investendo il Consiglio Superiore della Magistratura,    anche per gli operatori della giustizia ci sono delle novità importanti in vista. Gli effetti del nostro impegno nella lotta alla corruzione sono sotto gli occhi di tutti: la legge “spazzacorrotti” e la nuova norma sul “whistleblowing” stanno producendo grandi risultati ed è arrivato il momento di dotare anche gli uffici giudiziari di un ulteriore sistema di “anticorpi” adeguato all’importanza della loro funzione. La crescita esponenziale dei whistleblower a partire dalla nostra legge–  recentemente, sottolineata dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone – è un dato che non può essere trascurato.

Anche i magistrati e gli addetti ai lavori devono poter contare sulla possibilità di segnalare in tutta sicurezza eventuali illeciti di cui sono testimoni o dei quali vengono a conoscenza nello svolgimento della propria attività. E’ solamente una delle proposte in arrivo per il comparto giustizia e non a caso è quella che riguarderà le sedi giudiziarie soprattutto nella loro quotidianità. Tutelare un servizio primario come quello svolto da pm, giudici e avvocati, significa per prima cosa migliorare un servizio per i cittadini che ogni giorno entrano in contatto con procure e tribunali. Anche questo è un modo per restituire agli italiani una giustizia concreta, più sana, più efficace e credibile.

L’idea, sulla falsa riga del “whistleblowing”, è quella di creare una piattaforma informatica dedicata alle segnalazioni, attraverso la quale soggetti qualificati possano trasmettere in forma criptata le proprie segnalazioni. In questo modo, ad esempio pubblici ministeri, giudici, avvocati e personale giudiziario potranno fornire un ulteriore contributo per la legalità e svolgere una capillare funzione di controllo dall’interno. Il tutto senza correre alcun rischio, perché coperti dall’anonimato. Grazie a questo meccanismo sarà finalmente possibile segnalare irregolarità, ritardi, disordine nella gestione, assenze e situazioni di presunto conflitto di interesse. Circostanze che, una volta verificate, potrebbero portare a provvedimenti rapidi e appropriati ai problemi. 

La questione che solamente negli ultimi giorni si è palesata con il caso Csm è complessa e indica la necessità di  un intervento altrettanto strutturato e sicuro. Proprio per questo, al di là dell’organicità della proposta alla quale stiamo lavorando, l’impianto che abbiamo pensato per arginare i comportamenti scorretti nei palazzi di giustizia prevede dei “paletti” per i segnalatori. Nel caso in cui le “denunce” risultassero infondate per un certo numero di volte il whistleblower sarà sottoposto a sanzioni, come è giusto che sia, a tutela di chi lavora seriamente e dell’intero sistema.

La nostra giustizia non ha bisogno di essere rappezzata con toppe che, da qui a qualche anno, rischiano di risultare peggiori del buco. Serve un’azione profonda, capace di garantire tutti i gli attori del sistema e di portare un vera e propria rivoluzione culturale in materia di trasparenza e valorizzazione del merito ed è esattamente ciò che siamo pronti a dare al Paese. Parliamo di una norma che potrebbe essere valida anche per lo stesso Csm che oggi vive una delle pagina più difficili della sua storia, e che deve essere sostenuto anche con strumenti nuovi e più efficaci per il suo futuro. La legge “spazzacorrotti” e il “whistleblowing” hanno segnato un cambio di mentalità che i cittadini stanno recependo e che sta dando i frutti sperati. Con gli stessi principi,  siamo pronti a scrivere un’altra pagina fondamentale per la legalità e il buon funzionamento della Giustizia.