Pa digitale, economia sana e meno corruzione

Più digitale vuol dire meno corruzione. Per questo ci stiamo battendo per una Pubblica amministrazione digitale.

Come abbiamo scoperto questa cosa?

Sovrapponendo due classifiche: quella dei Paesi più digitalizzati e quella dei Paesi meno corrotti. Le due classifiche coincidono: i Paesi più digitali sono quelli più trasparenti, mentre i più corrotti sono quelli meno informatizzati. L’Italia, come prevedibile, rientra nella seconda categoria, ma grazie a questo governo avremo presto una Pa efficiente e libera dalla corruzione.

È da anni che sostengo che il digitale può essere la vera rivoluzione per la Pa italiana. È incredibile quanti problemi della burocrazia e dell’intero Paese potremo risolvere con una decisa virata verso il digitale.

Danimarca, Svezia e Finlandia sono i Paesi più digitalizzati d’Europa, secondo il Desi, il Digital Economy and Society Index elaborato dalla Commissione europea; queste nazioni sono anche le più trasparenti e meno corrotte, secondo Transparency International. Le due classifiche sono quasi sovrapponibili, con gli altri Paesi più digitali, come Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Estonia, che sono anche i meno corrotti. Quali sono, invece, i Paesi più corrotti della Ue? Bulgaria, Romania, Grecia, Ungheria e… Italia, che sono proprio le nazioni meno digitalizzate!

Quando l’economia è digitale e trasparente, funziona bene: non solo produce ricchezza, ma la redistribuisce. I ricchi sono pochi, stanno tutti mediamente bene, i poveri sono pochi e aiutati da uno Stato sociale amico, che dà dignità ai più fragili e li aiuta a rimettersi in gioco. I Paesi scandinavi, infatti, sono fra quelli più ricchi e hanno tutti l’indice di Gini più basso, che misura la redistribuzione della ricchezza; Romania, Bulgaria, Ungheria, invece, sono fra i Paesi più poveri della Ue. Per nostra fortuna, l’Italia non è povera come loro, ma condividiamo con loro un indice di Gini alto, a riprova della grande iniquità nella redistribuzione delle ricchezze che scarsa digitalizzazione e alta corruzione comportano. D’altronde, basta farsi un giro per strada, qui da noi, per verificare come la povertà conquisti sempre maggiori strati della popolazione. Un problema a cui abbiamo pensato con il reddito di cittadinanza, proprio per risalire la china dell’indice di Gini.

Ovviamente, i dati che vi ho mostrato non sono casuali. La corruzione è favorita dagli accordi sottobanco, possibile quando gli atti non sono elettronici e tracciabili; così, non vince l’azienda migliore, ma la più sporca, quella traffichina, che accumula grandi ricchezze perché è essenzialmente al riparo dalla competizione del mercato ed è, invece, foraggiata, da un capitalismo relazionale, quello degli amici degli amici, che drena risorse dei cittadini a favore di una casta parassitaria.

Ecco perché dobbiamo puntare con maggiore decisione sulla PA digitale. Per raggiungere in un colpo solo questi obiettivi: sconfiggere la Casta, combattere la corruzione, aumentare l’efficienza, eliminare la burocrazia e favorire una economia sana.