In agricoltura la lotta alla siccità diventa hi-tech

Quanto e come risparmiare l’acqua è la sfida di questo secolo. Cambiamenti climatici, siccità e desertificazione avanzano nel mondo e anche in Italia e l’agricoltura, che utilizza il 70% dell’acqua di cui disponiamo per l’irrigazione, deve fare i conti con questa sfida puntando su ricerca e innovazione. Una sperimentazione che segue diverse direttrici: da una sempre maggiore conoscenza delle condizioni del terreno e della stagionalità fino alla selezione delle colture più adatte e al cosiddetto dryfarming, la valorizzazione cioè di una pratica dalle radici antiche che rende possibile la coltivazione anche su terreni aridi. Questa pratica si definisce anche arido-coltura, e la sua importanza sarà sempre maggiore su un Pianeta in cui oltre la metà delle aree coltivate è in aree con scarse precipitazioni. 

L’obiettivo, in sintesi, è quello di massimizzare le performance per ottenere un nuovo modo di fare agricoltura, rendendola sostenibile. Per Marco Ciarletti, amministratore delegato della startup Soonapse, la grande sfida è quella di rendere affidabile e alla portata di tutti l’agricoltura di precisione: “Ploovium è una soluzione tecnologica che consente agli agricoltori di capire cosa succede e cosa succederà nei prossimi 5 giorni sotto la superficie del terreno che coltivano, e permette loro di decidere con maggior sicurezza quando occorre irrigare e quanta acqua dare”. Si tratta di un servizio su cloud che lavora tramite una app. La sua base-dati agronomica consente di prevedere il comportamento idrico di ogni suolo e coltura, fornendo consigli su quando e quanto irrigare, con una specifica attenzione alle effettive necessità ottimizzando l’uso dell’acqua anche con il 30% di risparmio e tutti i costi connessi all’irrigazione.

Le tecnologie al servizio dell’obiettivo spreco d’acqua zero sono tante e diverse. In Italia altre startup come Soonapse puntato sull’Internet delle cose, sull’automazione, sull’incrocio di diversi dati o sui droni per monitorare i terreni agricoli e consentire un’agricoltura “di precisione”, nella quale l’efficienza e il risparmio idrico sono assicurati dalle tecnologie a supporto degli agricoltori. E iniziative analoghe sono ormai diffusissime nel mondo: in Australia, per fare un esempio, i ricercatori della Monash University hanno equipaggiato un drone in grado di rilevare a mappare con le microonde l’umidità del suolo informando l’agricoltore sul modo migliore di irrigare. Altri metodi vengono sperimentati in India, dove 140mila agricoltori in Andhra Pradesh e circa 100mila in Karnataka hanno promosso l’agricoltura naturale a budget zero. Un’iniziativa che punta sulla crescita naturale delle colture senza aggiungere fertilizzanti sintetici e pesticidi. Anche la ricerca scientifica sta dando il suo contributo a rendere più ‘smart’ le colture, partendo persino dalla selezione di piante che sono più in grado di termoregolarsi e dunque di disperdere meno acqua dai loro stomi, i minuscoli fori presenti sulle foglie, in presenza di eccessiva aridità. Uno studio pubblicato sulla rivista Trends in Plant Science riassume lo stato attuale delle conoscenze sui modi in cui le piante regolano il loro bilancio idrico. Gli studiosi hanno ricostruito la storia evolutiva di importanti geni che controllano il movimento dei pori delle foglie nelle piante da fiore, scoprendo che questi geni si sono probabilmente sviluppati prima che le prime piante colonizzassero la Terra, a conferma di quanto sia vitale la capacità di “tenere sotto controllo” l’acqua.

Tornando al nostro Paese, ci sono sempre più zone in cui l’acqua sta diventando un bene scarso, per questo “l’ottimizzazione del suo utilizzo è spesso determinante per riuscire ad arrivare in modo efficace al raccolto”, spiega Marco Ciarletti. “Dopo l’estate di siccità del 2017, dove in Italia abbiamo perso oltre 2 miliardi di euro per i danni alle colture, nel 2018 molti invasi erano in condizioni critiche. Per la prima volta nella sua storia il Consorzio della Capitanata, in Puglia, ha emesso un comunicato dicendo agli agricoltori che non sarebbe stato in grado di assicurare la fornitura di acqua per l’intera stagione irrigua. Forse, utilizzando tutti il 30% in meno di acqua, e facendolo in modo misurato e sicuro, si permetterà a tutti di non correre questo rischio in futuro”.

Al risparmio della nostra risorsa più preziosa, poi, si aggiunge il vantaggio di ottenere anche un risparmio economico. “Il costo medio dell’acqua agricola fornita da Consorzi di Bonifica ed altri enti è di circa 750 euro l’anno per ettaro. Significa che anche una piccola azienda con appena 20 ettari irrigui spende 15mila euro l’anno solo di acqua. E in Italia ci sono oltre 700.000 aziende agricole con coltivazioni irrigue”, spiega Ciarletti. Una minor spesa che si riflette infine sui costi generali dell’irrigazione, come l’energia elettrica per le pompe o i carburanti, “costi che in genere sono superiori dalle 2 alle 10 volte rispetto a quelli dell’acqua” precisa l’ad di Soonapse.

C’è un ultimo aspetto che si spera possa essere favorito dalle sempre più frequenti applicazioni di soluzioni ha-tech per potenziare la resa del lavoro agricolo: quello dell’impiego e maggior interesse di giovani. I dati ci dicono che l’Italia è ancora sotto la media europea per l’impiego di under 35 in agricoltura, ma il fiorire di startup e l’espandersi dell’automazione di molti processi, oltre agli indubitabili vantaggi ambientali ed economici, può senz’altro favorire la maggiore occupazione di giovani nel settore.