Europrogramma del MoVimento 5 Stelle: un referendum europeo per mettere i cittadini al centro dell’Europa

 

Un’Unione Europea vicina ai cittadini deve essere veramente democratica e fondata sul consenso popolare. Troppo spesso, invece, la voce dei cittadini viene ignorata o addirittura calpestata. Facciamo qualche esempio: ben cinque milioni di cittadini hanno firmato una petizione per modificare in meglio la direttiva copyright e salvare dunque il web libero. Le Istituzioni europee hanno fatto finta di niente e hanno approvato sia in sede di Consiglio, sia al Parlamento europeo, un testo sbagliato che danneggia i piccoli editori e le startup.

Altro esempio: un milione di cittadini nel 2017 aveva firmato un appello alla Commissione per vietare l’utilizzo del glifosato e per fissare obiettivi di riduzione obbligatori sull’uso dei pesticidi. A Bruxelles hanno fatto orecchie da mercante e l’uso del glifosato è stato rinnovato di ben cinque anni. Tutte queste straordinarie mobilitazioni vengono puntualmente frustrate e questo per noi è inaccettabile.

Questo deficit democratico va superato. Sui grandi temi decisivi per il futuro dell’Unione devono essere coinvolti anche i cittadini. Così facendo si raggiungerà un presa di coscienza collettiva più matura delle decisioni assunte e si eviteranno strappi e crisi di consenso.

La nostra proposta prevede l’abbattimento di tutti i muri che circondano le Istituzioni europee. Bisogna rafforzare le iniziative che coinvolgono i cittadini e modificare i Trattati con l’obiettivo di introdurre i referendum europei. Ecco le nostre proposte che ridisegnano la nuova Europa.

 

NASCE L’INIZIATIVA LEGISLATIVA DEI CITTADINI EUROPEI

L’attuale iniziativa dei cittadini europei (Ice) è un vero e proprio invito alla Commissione europea affinché proponga un atto legislativo: oggi le regole prevedono che l’Ice debba essere sostenuta da almeno un milione di cittadini provenienti da un quarto degli Stati membri dell’Unione europea. Tuttavia, questo strumento si è rivelato costoso, burocratico e frustrante sia per gli organizzatori che per chi la sottoscrive. Che l’Ice non funzioni lo dimostrano i numeri: nel 2012 erano 23 le proposte presentate dai cittadini, nel 2015 appena una.

Le modifiche al regolamento Ice approvate nel mese di marzo dal Parlamento europeo indeboliscono questa iniziativa. La nostra proposta prevede la sua trasformazione in Iniziativa Legislativa dei Cittadini Europei, con la possibilità per i cittadini di presentare delle vere e proprie proposte legislative le quali, una volta superato il controllo di conformità ai Trattati della Corte di Giustizia, devono essere calendarizzate obbligatoriamente dal Parlamento Europeo entro un anno.

 

REFERENDUM EUROPEO CONSULTIVO

Il referendum europeo consultivo ridarebbe un’anima a questa Europa fiaccata da divisioni ed egoismi. I Trattati assegnano oggi alla Commissione il potere di fare delle proposte legislative. Noi chiediamo che, qualora il Parlamento europeo le ritenga divisive, nocive e contrarie agli interessi superiori dei cittadini europei, può con un voto dei due terzi  dell’assemblea indire un referendum europeo. Così facendo 500 milioni di cittadini dell’Unione stabilirebbero la posizione del Parlamento sulla proposta della Commissione.

 

REFERENDUM EUROPEO ABROGATIVO

Il referendum europeo abrogativo è la possibilità che i cittadini hanno di rimediare agli errori degli euroburocrati. Ecco i requisiti per indire questa consultazione: 5 milioni di cittadini, provenienti da almeno un terzo degli Stati membri, firmano una petizione per richiedere una consultazione che abroga un atto giuridico (o una sua parte) dell’Unione europea che abbia un effetto vincolante (e quindi un regolamento, una direttiva o una decisione). Per rendere legittimo il risultato del referendum si potrebbe prevedere un quorum minimo partecipativo del raggiungimento del 25% dei partecipanti in almeno tre quarti dei Paesi membri ed un controllo amministrativo della Corte di Giustizia. Con questa proposta daremmo ai cittadini il potere di veto, per esempio, sulle assurde politiche di austerity che bloccano crescita e investimenti. I falchi degli austerity sono avvertiti!

 

I COSTI DEL REFERENDUM

I costi dell’organizzazione dei referendum europei sono a carico del bilancio dell’Unione europea. Il controllo sull’ammissibilità del quesito dovrebbe essere fatto dalla Corte di Giustizia e dovrebbe essere stabilito un periodo adatto per lo svolgimento della consultazione.

 

IL VOTO ELETTRONICO

Il nostro modello è l’Estonia dove il 99% dei servizi della pubblica amministrazione sono online e dove dal 2005 sono state già effettuate ben 9 votazioni con il sistema di voto online. Inoltre, il voto elettronico serve anche ad abbattere i costi dell’allestimento dei seggi per i referendum europei.

Oggi questa Europa ci fa arrabbiare, ma in passato ci ha anche fatto sognare. Noi crediamo che solo con la democrazia diretta possa arrivare la spinta al cambiamento che serve per renderla più democratica, giusta e rispettosa di tutti.