Ecco i veri numeri del #RedditoDiCittadinanza

Ci siamo. Si è chiusa qualche giorno fa la prima finestra che consente di fare richiesta per il Reddito di Cittadinanza. Dopo un solo mese dall’apertura sono già 806.878 le domande già caricate dall’INPS sulla piattaforma, corrispondenti a circa 2,8 milioni di persone. Una gran bella notizia, perché significa che abbiamo già raggiunto il 62% della platea potenziale. Un risultato di cui andiamo orgogliosi e che la dice lunga sulla reale situazione in cui versa il nostro Paese, dopo anni di politiche di macelleria sociale che hanno fatto schizzare a livelli mai visti prima il numero di coloro che in Italia versano in gravi difficoltà economiche. Un dato che fa riflettere, ripensando alla montagna di fango che da più parti è stata gettata su una misura che adesso, a distanza di mesi, inizia ad essere apprezzata anche da numerosi istituti internazionali che fino a poco tempo fa non avevano lesinato critiche.

Un altro dato che emerge da questa prima finestra riguarda la distribuzione territoriale delle richieste. Il 44,5% di esse proviene da regioni del centro-nord. Ci consentirete di dire “ve lo avevamo detto”, ma anche in questo caso sono non pochi i sassolini che vorremmo toglierci dalla scarpa. Qualcuno ha ingiustamente cercato di dare una connotazione elettorale al Reddito di Cittadinanza, insinuando l’intento da parte del MoVimento 5 Stelle di voler “sovvenzionare” un elettorato che al Sud ci ha fortemente premiati. Ebbene, anche stavolta i dati confermano quanto abbiamo sempre sostenuto. Per quanto l’Italia sia e resta un Paese con forti disparità territoriali tra Nord, Centro e Sud, con consistenti gap a livello di sviluppo economico, non meno importanti sono le disparità e le diseguaglianze all’interno di uno stesso territorio geografico. Pensiamo ad esempio alle periferie delle grandi metropoli del centro-nord, da Roma a Milano, da Torino a Genova.

Un ultimo confortante dato ci arriva dalle nuove analisi sull’impatto macroeconomico della misura. Le ultime stime ci dicono che l’impatto del Reddito di Cittadinanza sui consumi sarà considerevole, con un moltiplicatore assai elevato (attorno ad 1, ossia ogni 1 euro di spesa per il Reddito genererà 1 euro di aumento del PIL), che contribuirà alla ripresa della domanda interna e del PIL nel secondo semestre dell’anno. Nei primi mesi del 2019, infatti, iniziano già ad intravedersi i primi segnali di inversione di tendenza, soprattutto in quelle variabili macroeconomiche su cui siamo interventi con la Manovra di fine dicembre e con gli altri provvedimenti di fine 2018. Nel bimestre gennaio-febbraio lo sblocco degli avanzi di amministrazione e i 400 milioni dedicati ai sindaci per opere pubbliche e messa in sicurezza degli edifici hanno già prodotto i primi effetti. Le spese in conto capitale degli Enti locali, che si traducono in investimenti pubblici, hanno fatto segnare un +85% nelle regioni e un +22% nei Comuni rispetto allo stesso periodo del 2018. E ad aprile il Reddito di Cittadinanza inizierà a produrre i suoi effetti economici. Numeri sorprendenti, è vero, ma a pensarci bene lo sono solo per certi organi della carta stampata.