Zero scarti e zero impatti. La ri-generazione dell’economia circolare

Zero scarti e zero impatti. Si può definire così, in estrema sintesi, la filosofia che promette di traghettare i modelli produttivi dall’impostazione “lineare” che abbiamo fin qui conosciuto, a quella “circolare”, per la quale i prodotti di cui disponiamo oggi sono le materie prime di domani. Riutilizzo e riciclo sono infatti alla base della cosiddetta economia circolare, insieme all’obiettivo di allungare la vita utile dei prodotti e ridurre la domanda di nuove materie prime e di energia. Un’economia basata sulla rigenerazione che fa i conti con i limiti e le conseguenze ambientali, sanitarie e sociali del modello di sviluppo che ha caratterizzato l’ultimo secolo, e crea benessere e servizi riducendo al minimo l’estrazione di risorse, le emissioni in atmosfera e la produzione di rifiuti. Senza per questo rinunciare all’innovazione.

Anzi, l’economia circolare si fa strada nel mondo proprio puntando su nuove tecnologie e forti investimenti in ricerca e sviluppo, come dimostrano le esperienze presentate al Green Alley Award 2018, il premio che promuove le startup europee che adottano un modello di business connesso alla circular economy. Nel match finale dell’ultima edizione del contest che ha coinvolto più di 200 candidati da 30 Paesi europei, c’era anche una startup italiana. Si chiama Ecoplasteam e ha presentato EcoAllene, una famiglia di materiali formati da un film plastico e un film metallico derivanti dal riciclo di scarti industriali e da imballaggi come quelli per alimentari fluidi e sacchetti per prodotti oleosi. Questi, se non riciclati, finirebbero in inceneritori e in discariche, mentre la startup italiana gli restituisce dignità di prodotto con un materiale che può dar vita a lastre di pavimenti, capi di abbigliamento e articoli per la casa.

Molto interessanti anche le idee della startup olandese e di quella austriaca. La prima ha presentato un’applicazione – Circular IQ – in grado di sensibilizzare il consumatore a fare acquisti responsabili, fornendo informazioni utili e dettagliate sulla sostenibilità dei prodotti. La seconda, invece, ha basato il proprio progetto sul riutilizzo di dispositivi elettrici ed elettronici, riportando in vita tablet, smartphone, elettrodomestici e monitor. Ma a vincere la competizione, guadagnando così il montepremi di 25.000 euro, è la startup britannica Aeropowder, grazie all’ideazione di un imballaggio termico alternativo alle scatole di polistirolo, la cui produzione richiede l’utilizzo di materie inquinanti. Quest’imballaggio innovativo è invece realizzato con “Plummo”, un prodotto ottenuto dal riciclo di migliaia di tonnellate di piume provenienti dall’industria del pollame, altrimenti destinate allo smaltimento. L’azienda trasforma le piume in un tessuto isolante ad alte prestazioni e ricoperto con pellicole biodegradabili.

Anche lo scenario occupazionale legato all’economia circolare fa ben sperare. L’Unfccc e l’Organizzazione mondiale del lavoro (llo), sostengono che le azioni per mitigare i cambiamenti climatici, tra cui proprio il modello dell’economia circolare, con cui abbattiamo le emissioni di gas serra, creano nuova occupazione e di alta qualità. Secondo un’analisi del Gruppo di lavoro “Riciclo e recupero” di Kyoto club, questo settore dà lavoro a 578mila persone e vale circa 88 miliardi di fatturato, con 22 miliardi di valore aggiunto, ossia l’1,5% del valore aggiunto nazionale. Se non è rigenerazione questa!