Violenza sessuale, l’aspetto fisico di una donna che denuncia non dovrebbe entrare in un processo

L’aspetto fisico di una donna che denuncia di aver subito una violenza sessuale non dovrebbe avere alcuna rilevanza in un giudizio penale. Per arrivare a una sentenza giusta, in un processo contano le prove, i fatti. Per questo, le parole con cui la Corte d’Appello di Ancona ha motivato l’assoluzione di due giovani accusati di aver abusato di una ventenne lasciano quantomeno perplessi. Stando a quanto riportato dai quotidiani, il collegio – composto da tre donne – avrebbe scritto che all’autore materiale dell’aggressione “la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefono con il nominativo ‘Vikingo’ con allusione a una personalità tutt’altro che femminile quanto piuttosto mascolina”, commentando poi tra parentesi “come da fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare”. Quello che ci indigna non è la decisione della Corte. Non conosciamo ancora il procedimento e non è nostra intenzione commentare la sentenza nel merito. Gli imputati, in questo caso, possono essere colpevoli o meno. La ragazza può aver mentito o può essere stata vittima di una violenza orribile. Non è nostro compito giudicare. Per giunta, i quotidiani riportano solo uno stralcio delle motivazioni e non è mai corretto farsi un’idea in merito a qualcosa che si conosce solo parzialmente.

E’ bene ribadire il concetto: al di là dell’esito del processo di secondo grado, riteniamo che la valutazione sull’aspetto fisico di una ragazza che denuncia una violenza sessuale non dovrebbe trovare posto nelle motivazioni della sentenza.
Il punto è che quella frase è di per sé inaccettabile, al di là del verdetto.

È una affermazione irrispettosa nei confronti della ragazza, oltre che – a nostro parere – superflua ai fini della decisione.
In Italia le donne che hanno subito uno stupro sono 653mila, secondo l’Istat. Sono ragazze, madri, mogli, donne tutte diverse tra loro ma purtroppo tutte vittime di uomini. E’ uno stillicidio quotidiano che deve essere fermato a partire da un cambiamento culturale profondo che deve essere accompagnato da leggi più incisive. La nostra sensibilità sul tema della violenza contro le donne è alta. Il governo e il parlamento stanno lavorando a diverse norme per tutelarle, dal “Codice Rosso” all’aumento delle pene per i condannati per violenza sessuale.

Vogliamo che ogni donna possa contare su operatori di polizia formati appositamente per aiutarla nei momenti più difficili, che le siano garantite indagini più rapide nei casi di violenza, e che ci sia la certezza che chi ha abusato di lei vada incontro a pene più severe. Tutto questo deve andare nella direzione di un cambiamento non solo giuridico, ma soprattutto culturale, per una società libera da vittime e carnefici.