Con la stampa 3D i rifiuti diventano arredi urbani fai da te

“Non esiste cosa che possa essere considerata rifiuto”. La frase attribuita a Leonardo Da Vinci ben rappresenta l’orizzonte verso cui si muove l’economia circolare. Che sia stato proprio Leonardo a dirlo, poco importa. È un dato di fatto che il mondo dell’arte abbia capito da tempo il valore dei rifiuti: da Picasso a Duchamp, la cultura degli ultimi cento anni è piena di recuperi, riusi e contaminazioni.

Non sarà certo Da Vinci, ma Dominc McCann ha deciso di utilizzare proprio l’arte per ricordarci a quale futuro andiamo incontro: un mondo dove esisterà solo la plastica. La giovane artista infatti trasforma i rifiuti in piccole opere d’arte a tema ambientale per denunciare i danni causati al pianeta dall’inquinamento. Le sue opere sono “esposte” su Instagram e reperibili usando l’hashtag #ProjectLitterCritter  (“animaletti di rifiuti”).

Tante aziende, anche italiane, stanno invece puntando sull’utilizzo degli scarti per la produzione di oggetti, alcune ricorrendo all’artigianato digitale. È il caso del progetto greco Print your city che trasforma i rifiuti in plastica in elementi di arredo urbano grazie alla stampa 3D. Il progetto coinvolge direttamente i cittadini di Salonicco, che sono invitati a portare la plastica di flaconi e imballaggi presso lo “Zero waste lab”, laboratorio dove possono anche progettare i propri arredi stradali personalizzati e indicare la posizione preferita in cui posizionarli. Adeguatamente trattati, i rifiuti vengono stampati in 3D prendendo nuova direttamente sul posto, davanti agli occhi di chi li ha prodotti.

I vantaggi sono molteplici: il riutilizzo immediato e “a filiera corta” dei rifiuti produce un vantaggio in termini ambientali ed economici, gli oggetti prodotti trasformaro gli spazi pubblici offrendo ai cittadini la possibilità di fruire di nuovi arredi e, infine, si sensibilizzano le persone sull’importanza della raccolta differenziata, del riciclo e del riuso. L’idea funziona al punto che, da gennaio ad oggi, i cittadini hanno presentato oltre 3.000 progetti per ridefinire il design della città tramite il sito web dedicato all’iniziativa.

Guidato da The New Raw, studio di ricerca e design con sede a Rotterdam, “Print Your City” mira a riutilizzare 4 tonnellate di rifiuti di plastica per realizzare nuovi arredi. In realtà, non si tratta di una novità assoluta. I designer olandesi avevano già avviato un progetto simile a casa loro, a Rotterdam. Del resto, la materia prima non manca: il 25% dei rifiuti presenti nelle nostre città sono costituiti da plastica con la quale i maker olandesi hanno potuto realizzare panchine, fermate degli autobus, elementi per parchi giochi e cestini dell’immondizia. A questi si aggiungono poi oggetti che promuovono uno stile di vita sano e rispettoso dell’ambiente, come portabici, attrezzi per l’attività fisica, vasi per gli alberi, ciotole per cani o mini-librerie.

Esempi virtuosi si trovano anche nel nostro Paese. Italia e Grecia, ad esempio, si sono alleate lo scorso anno per riciclare i rifiuti plastici raccolti sulle coste utilizzando proprio le stampanti 3D. Il progetto RE.CO.RD (REcycling strategies for the COastal sustainable waste management towards R&D Innovation), vede la collaborazione dell’Università del Salento e dell’Istituto di Educazione Tecnologica dell’Epiro e ha ottenuto un finanziamento di quasi 900mila euro dal Programma Interreg V-A Grecia–Italia 2014-2020.

Passando dalle spiagge alle strade, le diverse aziende di casa nostra impegnate nel riciclo dei materiali plastici, secondo Corepla (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica), hanno consentito di far crescere il livello del riciclo creando benefici per il Paese anche in termini economici. Parliamo di 250 milioni di euro di salari pagati, 5.806 addetti, un risparmio di 417 milioni di euro di consumi energetici, l’equivalente di 2 milioni di euro di emissioni evitate e 78 milioni di euro di petrolio risparmiato, per un giro d’affari di 962 milioni di euro.

Numeri che certificano un primato del nostro Paese in Europa: ricicliamo infatti imballaggi che in altri Paesi non vengono nemmeno raccolti. Abbiamo cominciato a riciclare anche il plasmix, ossia la plastica eterogenea, un materiale di riciclo molto diffuso ma di difficile lavorazione che rappresenta circa la metà di tutti gli imballaggi in plastica raccolti in differenziata. Anche in questo caso la tecnologia ci viene in soccorso: la startup lucchese R3direct infatti, utilizza la stampa 3D per produrre in maniera sostenibile oggetti di piccole e grandi dimensioni con questa plastica riciclata, e ha stretto un accordo con l’azienda Revet Recycling di Pontedera per realizzare arredi urbani e altri manufatti tramite stampa 3D.

A spingere sull’aumento del riciclo di plastica è proprio la direttiva europea sull’economia circolare, che prevede che il 65% dei materiali da imballaggio dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. Un obiettivo non impossibile, che deve affiancarsi necessariamente a quello della riduzione della quantità di rifiuti prodotti. Perché se è vero che “non esiste cosa che possa essere considerata rifiuto”, è altrettanto vero che “il miglior rifiuto è quello che non si produce”!