Il Pil e le prediche dei soliti professoroni

I PREDICOZZI DEI SOLITI PROFESSORONI

In queste ore ci troviamo a fare i conti con i dati Istat sul PIL e già i professoroni ci attaccano con i loro “predicozzi”, dimenticando che quei dati sono la scia delle politiche precedenti.Vorrei invitare quei professoroni a smetterla di interpretare i numeri in maniera sfavorevole con i nemici e favorevole con gli amici…Collegatevi!

Pubblicato da Gianluigi Paragone su Giovedì 31 gennaio 2019

Era il 2008, eravamo dentro la crisi, e la Regina d’Inghilterra fu invitata alla London School of Economics (LSE). Erano orgogliosi questi professori di far vedere l’ampliamento della prestigiosa accademia, e quindi quale migliore occasione per tirarsi a lucido?
Proprio in quell’occasione la Regina fece il più bel discorso di economia. E con una battuta, passata poi alla storia, gelò tutti i dotti medici e sapienti che erano lì davanti a lei. Agli economisti in platea disse: “ma come mai nessuno di voi ha saputo prevedere la crisi?” Con quella battuta la Regina d’Inghilterra portò il senso pratico della vita, portò l’economia, e soprattutto gli economisti, a doversi specchiare di fronte ai fallimenti, ai loro stessi fallimenti.

È passato tanto tempo e ovviamente quelle parole della Regina d’Inghilterra gli economisti le hanno volute dimenticare. Si sentono sempre i più autorizzati a dare consigli, a indicare la retta via, oppure a bacchettare coloro che prendono delle vie diverse, magari diverse da quel neoliberismo, da quella austerity che finora era il verbo dominante.
Come sapete in queste ore ci ritroviamo a fare i conti con un dato di mancata crescita del PIL. È un dato negativo, è il dato che ci porta nella cosiddetta recessione tecnica. E, ovviamente, da qui in avanti sentirete fior di professoroni dire al Governo giallo-verde, al Governo del cambiamento, che hanno sbagliato tutto e che ci stanno portando al disastro.

Ve lo anticipo già, sentirete queste lezioncine, questi predicozzi. Il dato che stiamo commentando è un dato che va visto come la coda di quelle politiche che avevano voluto loro, la coda della politica all’insegna dell’austerità, del neoliberismo, della società come ultimo pezzo dell’economia. Quindi non c’entra nulla il Governo del cambiamento, e quello che noi stiamo facendo. C’entrano le stesse politiche che a loro piacevano tanto. Quindi la recessione tecnica che stiamo vivendo è l’ultimo pezzo, è l’ultimo colpo di coda di quelle politiche sbagliate.

Ai professori già col ditino alzato, invito a non commettere l’errore di interpretare i numeri in maniera favorevole se al Governo ci sono gli amici e in maniera sfavorevole se ci sono coloro che loro non conoscono, non voglio dire i nemici. Questo ci tenevo a chiarirlo, perché so già che da qui a poco ci ritroveremo a dibattere in televisione e fuori dalle televisioni, con questi professoroni già pronti a raccontarci quello che è sbagliato. Ci arrivano un po’ dopo, però poi ci arrivano. Per esempio, ci arriva dopo la Commissione Europea. Vi leggo un’agenzia di poche ore fa: “La Commissione Europea indaga su un cartello formato da 8 banche, non meglio specificate, che avrebbero avuto comportamenti collusivi in periodi compresi tra il 2007 e il 2012, cioè nel pieno della crisi finanziaria e della crisi successiva del debito. Questi comportamenti collusivi – secondo la Commissione Europea – li avevano fatti per distorcere la concorrenza nell’acquisto e nello scambio di titoli di Stato europei.”
Beh, benvenuta Commissione! Già altri avevano denunciato, avevano intravisto questo comportamento collusivo profondamente scorretto di alcune banche. E guardate che poi non ci vorrà molto a capire quali sono queste banche, che qui si dice “non meglio specificate”, perché guarda caso sono le banche che hanno fatto le migliori operazioni, o le peggiori operazioni dipende dai punti di vista, sui mercati inerenti i titoli di Stato. Quindi forse anche la Commissione Europea avrebbe potuto notare qualcosa prima. Non ci voleva molto, bastava aprire gli occhi e non essere fanaticamente amici degli amici, perché basta non essere amici degli amici e le cose si vedono nel tempo giusto. Non voglio dire che noi le avevamo già viste, però qualcuno le aveva viste e non è stato ascoltato.

Altro messaggio da inviare all’Unione Europea. All’Unione Europea non piace la politica di questo Governo rispetto al risarcimento dei risparmiatori truffati dalle banche e dal sistema bancario, e su cui qualcuno che avrebbe dovuto controllare non ha controllato. Se l’Unione Europea pensa di riscrivere il testo, o di dirci che cosa dobbiamo fare con i risparmiatori traditi, si sbaglia. Si sbaglia perché non solo noi abbiamo preso un impegno in campagna elettorale, e quell’impegno lo abbiamo mantenuto alla prima occasione utile, cioè alla legge di stabilità. Ma si sbaglia perché noi abbiamo deciso, come Governo del cambiamento e come maggioranza che sostiene questo Governo, di ripartire proprio dal basso, di dare priorità all’economia reale, e quindi di ridare fiducia, verso lo Stato, a quei cittadini che quella fiducia l’avevano persa, perché qualcuno non ha saputo o voluto controllare adeguatamente.

Quindi all’Unione Europea rimandiamo per l’ennesima volta questo messaggio. Quello che stiamo facendo, lo stiamo facendo nell’interesse e per l’interesse dell’economia reale dei nostri cittadini. A maggior ragione per quei cittadini che sono stati truffati. Il messaggio che facciamo partire verso l’Europa, e ha fatto bene Luigi Di Maio a ribadirlo anche recentemente, è che noi stiamo dalla parte non di un sistema che non sa operare nel bene dei cittadini. Ma stiamo dalla parte di quei cittadini che si fidano dello Stato, e proprio dallo Stato si attendono una parola forte, saggia e vera.