Se Confindustria vuole far politica deve dirlo

Confindustria, per carità, è un interlocutore importante – non l'unico – quando rappresenta le imprese.Ma se vuole far politica come sta facendo lo dica apertamente e lo faccia senza il supporto economico delle partecipate di Stato; chissà come se la caverebbero i liberali senza i soldi pubblici…Mi permetto però di dare un consiglio spassionato: in un recente passato le previsioni politiche di Confindustria non sono andate proprio bene (ricordate l'invito a votare "Sì" per il Referendum di Renzi, mentre i cittadini andavano da tutt'altra parte?). Ecco, forse è meglio che facciano il loro importante lavoro e lascino a noi il nostro ruolo di portavoce dei cittadini eletti dal popolo.

Pubblicato da Stefano Buffagni su Sabato 19 gennaio 2019

 

Di seguito l’intervista che ho rilasciato al Corriere della Sera.

 

«Ma quale minaccia: è una constatazione». Stefano Buffagni torna sulle sue dichiarazioni a Sky da Maria Latella su Confindustria («Se ora vuole fare attività che le compete e difendere gli interessi delle imprese ben venga ma se vuole far politica allora vada a far politica. Ma, a questo punto, credo che le società di Stato, le partecipate, dovranno smettere di finanziarla con le decine di milioni di euro»).

Sarà come dice, ma suona come una minaccia: uno stop ai fondi se uno vuole avere libertà d’espressione.
«Non ho detto questo. Se Confindustria svolge bene il suo ruolo, quello di difendere gli interessi delle grandi aziende, allora ha il rispetto di tutti. Ma se vuole fare politica non vedo perché le aziende di Stato debbano fare da supporto a questa situazione. Confindustria ha dettato la linea politica per anni, come quando invitava a votare “sì” per il referendum voluto da Renzi, con i risultati che conosciamo».

Non c’è il rischio di una deriva autoritaria?
«Figuriamoci. Da noi c’è massima libertà e la mia può considerarsi una riflessione. Non esiste solo Confindustria, ma ci sono tante piccole e medie imprese che hanno il diritto di essere ascoltate».

Dice che Tav è antistorica. Interromperete i lavori?
«Si tratta di un progetto datato. Davanti ai dati oggettivi dei costi e dei benefici faremo le nostre valutazioni. Ma io mi chiedo: se era così importante perché in 20 anni è stato fatto poco o niente? Evidentemente qualche criticità c’è».

La Lega auspica un referendum.
«Se il referendum è chiesto dai cittadini è più che legittimo. Certo: va affrontato non con slogan e titoloni ma attraverso l’informazione, dando alla gente strumenti e dati per capire».

Cosa pensa dell’endorsement di Beppe Grillo a Minenna per Consob? Non c’è il rischio di forzare la mano ?
«Il nostro candidato è Minenna, ma non temo forzature: la dinamica è nelle mani dei due presidenti che gestiscono la questione».

Di Maio ha bollato il report di Bankitalia e il rischio recessione come «stime apocalittiche». Anche Renzi aveva criticato Bankitalia.
«Per carità, non paragoniamo Renzi e Di Maio: i cittadini si sono già espressi su questo punto. Bankitalia ha fatto il suo report e conferma le nostre preoccupazioni: bisogna puntare a misure espansive per favorire la crescita, riaprire i cantieri a Nord come al Sud, insomma, tutto il sistema Italia deve remare nella stessa direzione».

Avete realizzato il reddito di cittadinanza, ma la Lega è scettica: Salvini addirittura non ha preso la slide in conferenza stampa.
«Ciascuno ha la propria sensibilità, lo hanno votato e sono contento che lascino a noi lo spazio politico. Faremo capire agli italiani che abbiamo varato una misura di equità e buonsenso per aiutare chi ne ha più bisogno e per incentivare politiche attive per il lavoro che significa nuove assunzioni. Non è più tollerabile far vivere un milione e duecento mila bambini sotto la soglia della povertà, un dato inaccettabile come padre».

La misura al momento presenta diverse criticità.
«A me interessa che ci sia una discussione nel merito di un provvedimento che ora esiste: se bisogna lavorare a modifiche per il benessere dei cittadini, ben vengano. Per le riflessioni ci sono le commissioni parlamentari. Si parlava di criticità anche per il decreto Dignità e invece i risultati si iniziano già a vedere come accade ad esempio in Veneto dove negli ultimi due mesi sono aumentati i contratti a tempo indeterminato».

Teme una manovra bis?
«L’unica cosa che temo è una logica di continue contrapposizioni che non serve al Paese, è il momento di superare gli interessi di parte».