L’importanza del diritto alla sovranità digitale

L'importanza del diritto alla sovranità digitale

«Gianroberto Casaleggio ha sempre detto: “Internet consente di mettere le persone al centro”.In questo senso il diritto di sovranità digitale dei cittadini permette alle persone giustamente rappresentate di avere il controllo sia sulle personalità giuridiche (imprese, brand o software) sia sulla “relazione” tra stato e cittadini. Non può succedere che un'impresa abbia più potere della collettività e allo stesso modo che una nazione controlli i propri cittadini senza che essi ne siano al corrente». Maurizio Benzi ci parla dell'importanza del diritto alla sovranità digitale⤵️

Pubblicato da Associazione Rousseau su Mercoledì 30 gennaio 2019

 

Da vent’anni il mio lavoro è aiutare le imprese a capire come utilizzare internet per avere successo nelle loro attività. La mia esperienza professionale mi ha portato a credere che il diritto dei cittadini alla sovranità digitale sia un diritto fondamentale. Le persone che, come me, hanno seguito internet dalle sue origini sapevano che la logica del web avrebbe portato al decentramento. Da una parte decentramento del controllo e del potere, e dall’altra, parità tra cittadini e i nodi che compongono la rete. Quello che è successo negli ultimi anni invece è una progressiva concentrazione.

Le grandi imprese hanno iniziato ad assumere sempre più controllo e sempre più potere. Lo vediamo con Amazon. Pensate che quasi il 50% degli ordini online negli Stati Uniti sono passati per Amazon e questo dato è in crescita. Probabilmente tra qualche anno Amazon avrà un potere totale nel mondo dell’e-commerce.

Pensate che le prime cinque compagnie americane quotate in borsa sono tutte digitali e il loro fatturato complessivo supera i 3mila miliardi di dollari ed è maggiore non di una nazione, ma del PIL dell’intero continente africano.

Nel futuro possiamo immaginarci che potremmo correre il rischio che, in una controversia giuridica tra uno stato e una compagnia, quest’ultima possa avere ottime possibilità di vincere.
Gianroberto Casaleggio ha sempre detto: “Internet consente di mettere le persone al centro”. In questo senso il diritto di sovranità digitale dei cittadini permette alle persone giustamente rappresentate di avere il controllo sia sulle personalità giuridiche (imprese, brand o software) sia sulla “relazione” tra stato e cittadini. Non può succedere che un’impresa abbia più potere della collettività e allo stesso modo che una nazione controlli i propri cittadini senza che essi ne siano al corrente.

In questo senso ho immaginato una piramide con al vertice i cittadini, poi un organismo sovranazionale che li rappresenti e che possa avere un controllo di garanzia sulle grandi imprese e scrivere le regole prima che siano le imprese a farlo, e ancora sotto gli stati e infine le diverse compagnie internazionali e nazionali.

La logica è che il futuro sia dettato dalla collettività dei cittadini e non da regole scritte da imprese che hanno come obiettivo il profitto. Perché se noi concediamo alle imprese di scrivere le regole c’è il rischio che queste non siano formulate nell’interesse della collettività.

Dunque la mia proposta è che ci sia un collettivo di cittadini, di persone animate da interessi pubblici che definisca quali sono gli standard etici per tutte le imprese. Non solo oggi, ma anche nei prossimi 10, 20, 50 anni. Perché l’evoluzione tecnologica sarà sempre più veloce del diritto. Dunque le zone grigie che oggi sono tantissime non potranno che aumentare. Ed è impossibile anticipare questi cambiamenti, dunque servono regole, standard e visioni etiche condivise.

Google, ad esempio, all’inizio ha adottato come motto (per poi utilizzarlo sempre meno): “Don’t be evil – Non essere malvagio”, per dire ai proprio utenti che loro saranno buoni, che loro utilizzano i dati in modo giusto. La domanda che viene spontanea porsi è: se Google dice di non essere malvagio, vuol dire che sa che avrebbe potuto o potrebbero esserlo in futuro. E questa non può essere una loro scelta.

Perché un’azienda digitale che produce un software, un algoritmo o un’intelligenza artificiale ha già un enorme potere: è l’unica che lo conosce, che sa come funziona e tutti gli altri non possono che subire, magari senza neanche saperlo.