Le balle del Corriere per manipolare i mercati

Con l’azione penale obbligatoria, sancita dalla Costituzione all’art.112 e recepita dall’articolo 335 del codice di procedura penale, un Pubblico Ministero dovrebbe procedere senza indugi ad aprire una indagine penale, volta ad accertare se la campagna di stampa del Corriere della Sera, per screditare Italia e la ‘manovra del popolo’ del Governo M5S-Lega, non abbia concretizzato reati puniti dall’art.501 del codice penale (aggiotaggio) e la manipolazione dei mercati per alterare i corsi dei mercati. Alcuni giornalisti, nel propagandare e trasmettere l’ansia da spread ed il primato dei mercati, di banche e finanza tossica sull’economia reale, con uomini e donne trattati come merci residuali, si sono sbizzarriti nelle interpretazioni sul ‘trionfo del populismo’ ventriloqui volontari della punizione divina dei mercati contro il popolo italiano, reo di non aver votato alle elezioni del 4 marzo 2018 secondo i loro desiderata e quelli delle cancellerie europee e dei commissari Ue come Oettinger: “I mercati insegneranno agli italiani a votare” (29 maggio 2018).

Il tema dei rapporti tra informazione e potere è stato affrontato da Mauro Forno nella Storia del giornalismo italiano” (Ed. Laterza-2012). “Nei rapporti tra potere politico, economico e finanziario e mondo giornalistico italiano, esiste una prassi di lungo periodo, declinata dal fascismo in forme mai viste prima, ma non pienamente rimossa neanche dalla transizione alla democrazia repubblicana. Nell’Italia post fascista, una ristretta oligarchia ha guidato tutti i passaggi decisivi della vita economica e politica, con un modello gerarchico nella distribuzione del potere e della ricchezza specie a livello di influenza sui canali di informazione, con la malcelata aspirazione di celebrati rappresentanti del giornalismo italiano, la cui unica aspirazione è stata quella di entrare a far parte di quella stessa ristretta oligarchia, in una logica di non alterazione – e anzi spesso di salvaguardia – dei rapporti di potere“.

La Carta dei doveri del giornalista – che per salvaguardare la deontologia professionale, metteva al centro l’autonomia ed il dovere di verità, come valori etici assolutamente inderogabili per la credibilità del giornalista, garante di una informazione veritiera ed al servizio della collettività e dell’interesse generale per impedire che la funzione giornalistica fosse subordinata ad interessi particolari, è stata calpestata soprattutto da un giornalismo economico finanziario spesso contiguo del potere,ventriloquo di autorità vigilanti e banchieri, complice di crac, dissesti e scandali bancari ed industriali, che hanno bruciato risparmi ed intere vite di lavoro a milioni di famiglie. Ecco la cronologia dei fatti, sintetizzata in una interpellanza al Senato, sottoscritta da molti senatori del M5S.

Nei giorni in cui si discuteva e dibatteva sulla «manovra del popolo», il Corriere della Sera diretto da Luciano Fontana, il primo novembre 2018 titolava in prima pagina su una procedura d’infrazione Ue contro l’Italia: “Deficit, pronta la procedura Ue“. Il 4 novembre 2018, il Corriere, in un articolo a firma del corrispondente da Bruxelles, Ivo Caizzi, rivelava che i governi più influenti avevano incaricato il presidente dell’Eurogruppo Centeno – che guida l’organo politico che di
fatto decide sull’eventuale procedura d’infrazione – di cercare un compromesso con il Governo Italiano l’Italia sulla manovra. il 6 novembre il Corriere – in uno spazio limitato, nonostante la rilevanza e la complessità della notizia – riportava in un articolo, sempre a firma del corrispondente da Bruxelles Ivo Caizzi, la conferma ufficiale dell’incarico conferito a di Centeno, da parte dei 19 ministri finanziari dell’Eurogruppo, per il tentativo di dialogo e di compromesso con l’Italia sulla legge di bilancio, articolo, che di fatto, smentiva le anticipazioni sulla procedura contro l’Italia da parte della Commissione Ue data per certa nell’articolo del 01.11.2018. Lo stesso commissario Europeo per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, bollava come “fake news” le notizie circa su un’ipotetica procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e indicava come prioritaria la linea del “dialogo, dialogo, dialogo” con Roma.

Il 7 novembre, il Corriere, in uno spazio breve, dava conto delle decisioni dei 28 ministri finanziari dell’Ecofin che – tramite il presidente Loger – confermavano la trattativa e l’aspettativa di sviluppi positivi con l’Italia. Lo stesso giorno 7 novembre, il Corriere pubblicava – con risalto ed ampio spazio – un retroscena a firma del vicedirettore Federico Fubini in cui si sosteneva che «non c’è stato nessun passo avanti verso un compromesso fra Commissione Ue e Italia, né alcun vero negoziato», e in cui si reiterava l’ipotesi di dimissioni del ministro dell’Economia Giovanni Tria. Articolo che di fatto smentiva il pezzo della pagina precedente e degli altri due del Corriere già usciti sulla trattativa in corso. Ancora Fubini, in un articolo pubblicato sul Corriere il 20 novembre 2018,alla vigilia del collocamento dei Btp Italia, la cui asta si è chiusa il 21 novembre 2018 (raccontato dai mass media come il peggior risultato delle 14 edizioni, chiuso col controvalore inferiore al miliardo di euro), sentenziava che «il governo starebbe generando stress finanziario per produrre recessione e nuove tensioni sul debito. L’origine del problema è questa caotica campagna elettorale che non finisce mai, perché erode la fiducia. È qui che qualcosa deve cambiare prima che sia tardi. Spetta al governo. Ed a noi italiani smettere di lasciarci illudere».

Fubini-come risulta da documenti ufficiale, è nel board dei consiglieri di Open Society Europe, il ramo europeo dell’associazione di George Soros, lo squalo internazionale che nel 1992 attaccò la lira facendola deprezzare e svalutare del 30%, con conseguente manovra lacrime e sangue del Governo Amato di circa 100.000 miliardi di vecchie lire, compreso il prelievo forzoso del 6 per mille sui conti bancari, postali e libretti di risparmio. Open Society è molto discussa per le sue posizioni politiche antinazionali ed il suo appoggio e finanziamenti – all’immigrazione dall’Africa, fondazione in cui il vicedirettore del Corriere, ha anche il ruolo di mantenere i legami con i politici italiani. Il corrispondente del Corriere, Ivo Caizzi, in una lettera inviata al Comitato di redazione e per conoscenza a tutti i giornalisti del quotidiano milanese, seguita da un dossier dettagliato sugli articoli pubblicati in quei giorni di novembre, accusa il direttore, Luciano Fontana, di aver aperto «la prima pagina del Corriere con una “notizia che non c’è”», sottolineando il fatto che «la procedura d’infrazione Ue contro l’Italia era inesistente, oltre che tecnicamente impossibile in quella data», e aggiunge che «in trent’anni non ricordo un’altra “notizia che non c’è simile, in quella collocazione sul Corriere». In quei giorni di novembre 2018 si è registrata un aumento dello spread, passato da 298,5 punti il 2 novembre, a 325,7 il 21 novembre, che ha comportato una perdita per le casse dell’erario dovuta agli interessi sui Titoli di Stato, per una somma complessiva quantificata in circa 1,7 miliardi di euro.

In un articolo su Italia Oggi del 11.1.2019, Tino Oldani racconta i dettagli di un incontro di George Soros con Frans Timmermans, vice di Juncker alla Commissione Europea, subito dopo che in novembre, i partiti socialisti
europei l’avevano designato quale candidato alla presidenza della Commissione Ue in caso di vittoria del gruppo S&D (Socialisti e democratici) nelle elezioni europee, un meeting riservato, che non era sfuggito al corrispondente del Corriere, Ivo Caizzi, che il 3 dicembre segnalò l’incontro nella sua rubrica sul supplemento economico del Corriere stesso, con una nota intitolata «Imbarazzo a Bruxelles per la visita di Soros»; dovuto alla trattativa in corso tra il governo italiano e la Commissione Ue sulla manovra di bilancio. Potrebbe risultare più agevole la lettura dello scontro che si è verificato all’interno del Corriere della Sera tra il corrispondente da Bruxelles, Ivo Caizzi, da una parte, e dall’altra l’editorialista Fubini e il direttore Fontana, accusato da Caizzi di avere dato spazio soprattutto agli articoli di Fubini sull’imminenza di una procedura di infrazione contro l’Italia, rispetto a quelli provenienti da Bruxelles sul prevalere del dialogo.

Fubini siede nell’European advisory board della Open Society di Soros, e fa parte della task force della Commissione Ue contro le fake news. Il sito della Open Foundation, nel tesserne le qualità, certamente gradite a Soros, lo
definisce «un influente opinion maker nel suo paese». Ma i titoli del Corriere, che più volte hanno annunciato come imminente la procedura d’infrazione contro l’Italia, si sono rivelati fake news. Secondo una fonte confidenziale vicina a Timmermans,la manovra italiana è stata uno dei principali argomenti di quel colloquio. Senza tanti preamboli, Soros chiese a Timmermans di attivarsi perché la Commissione Ue bocciasse la manovra italiana, aprendo la strada alla Troika. Il terreno sui mercati, con il rialzo dello spread, era già stato preparato. Mancava solo il colpo finale. E in questo la componente socialdemocratica della Commissione Ue, insieme a quella del Parlamento europeo, poteva giocare un ruolo decisivo, sia per la propria collocazione antipopulista e antisovranista rispetto al governo di Roma, ma anche perché debitrice a Soros e alla sua Open Society di un sostegno generoso, quanto dichiarato: è noto infatti che in un
bilancio della Open Society era compreso un elenco di 226 eurodeputati (sui 751 del Parlamento europeo) definiti «alleati affidabili». Chiedere l’invio della Troika in Italia è da anni un pallino fisso di Soros,già interdetto da molti Paesi.

Nell’atto di sindacato ispettivo abbiamo chiesto al governo, se la partecipazione del vicedirettore del Corsera Fubini, alla Fondazione Open Society Europe,sia compatibile con la deontologia professionale di giornalista e vice direttore di una importante testata del nostro Paese; alla magistratura se le reiterate e inesatte informazioni propalate dal Corriere a firma Fubini, condivise dal direttore Luciano Fontana, non abbiano negativamente influenzato i mercati, favorendo gli speculatori, che in quei giorni, in assenza di un presidente autorevole Consob (ancora da nominare) scommettevano sulla destabilizzazione dell’Italia, configurando i possibili reati previsti e puniti dal Codice Penale di aggiotaggio e manipolazione dei mercati (Art.501 C.P); in particolare l’attentato contro la integrità, l’indipendenza e l’unità dello Stato (art.241 C.P). Infine quali misure urgenti si intendano adottare per scongiurare che iscritti all’Ordine dei Giornalisti, contravvenendo volontariamente ai doveri di autonomia, imparzialità e verità, si prestino ad operare contro gli interessi nazionali a favore di interessi particolari, coincidenti col criminale speculatore sulla lira Soros, che dovrebbe essere incriminato ed arrestato appena mette piede sul suolo italiano.