L’azzardo è una tassa sulla povertà: i dati impressionanti della ricerca della Caritas

L’azzardo è una tassa sulla povertà che minaccia adolescenti e fasce deboli, crea dipendenza, indebitamento, causa perdita di posti di lavoro, alimenta la criminalità organizzata, crea degrado culturale e soprattutto toglie risorse alla nostra economia reale, ritardando la fuoriuscita dell’Italia dalla crisi. Non c’è quindi nessun motivo per pubblicizzarlo! Secondo le ricerche del CNR, il numero di coloro che “azzardano” almeno una volta è pari a 17 milioni: quasi il doppio rispetto al 2014. La Caritas di Roma ci dice, nel suo Rapporto su minori e azzardo, che quasi il 40 per cento dei preadolescenti della scuola media inferiore (quindi dagli 11 ai 13 anni) conosce il gioco d’azzardo; e nelle scuole superiori il dato cresce fino al 72 per cento.

di Elisa Manna, responsabile del Centro Studi della Caritas di Roma intervistata da Francesco Silvestri, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei deputati

La Caritas di Roma è impegnata a combattere il gioco d’azzardo da molti anni e ha voluto realizzare un’indagine su 1600 minori romani per conoscere il grado di coinvolgimento dei minori romani nel gioco d’azzardo. Ebbene, i risultati sono preoccupanti: oltre il 50 per cento dei minori romani gioca assiduamente, vuol dire da 3/4 volte l’anno fino a tutti i giorni e il 66 per cento (quindi i due terzi dei ragazzini romani) gioca almeno una volta l’anno. Sono dati che fanno impressione, veramente preoccupanti. Giocano soprattutto attraverso lo smartphone e dichiarano di essere influenzati soprattutto dalla pubblicità televisiva. L’80,6 per cento del campione, oltre il 50 per cento dei minori intervistati dai 13 ai 17 anni, ha un gioco di tipo assiduo che vuol dire da 3/4 volte l’anno fino a tutti i mesi, fino a tutti i giorni della settimana, quindi un gioco veramente intenso.

Cosa pensano del gioco d’azzardo? Pensano che sia un modo di usare il denaro per fare altro denaro e se ci pensiamo è la descrizione della finanza; quindi davvero hanno un’idea del tutto legittimata del gioco d’azzardo, come se fosse un tipo di lavoro attraverso il quale si arriva ad avere dei soldi. Non c’è la dimensione dell’emotività, non c’è la dimensione del divertimento da rischio ma è una questione di soldi. Lo fanno per guadagnare soldi e, da questo punto di vista, nel caso in cui ci sia una vincita nelle prime fasi è veramente un problema perché questo funziona da rafforzamento.

Cosa ci dice questa ricerca? Ci dice che è necessario innanzitutto un intervento deciso sulla pubblicità perché è quello il mezzo attraverso il quale i ragazzini vengono coinvolti nel gioco d’azzardo con i rischi di ludopatia. E poi un altro dato importante che ci dice: i genitori non sono sufficientemente preparati e sufficientemente sensibilizzati per fare azione di filtro, quindi è veramente importante il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche per una forma di sensibilizzazione rispetto ai rischi e le possibili cose negative che possono accadere ai ragazzi coinvolti in questo gioco.