Nell’isola di spazzatura del Pacifico ci sono 250 pezzi di plastica per ogni essere umano

di Piernicola Pedicini, EFDD – M5S Europa

Di fronte al Parlamento europeo ha aperto le porte al pubblico l’esposizione “Oceano di Plastica”, che evidenzia il contributo della scienza nel combattere il problema della plastica nell’oceano. In Europa il settore della plastica è un business da 340 miliardi di Euro all’anno e si traduce in quasi 26 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica prodotti ogni anno solo in Europa. Le conseguenze sono drammatiche: i ricercatori hanno scoperto plastica persino nell’Artico ed esistono vere e proprie isole di rifiuti che galleggiano nei nostri mari, come quella che galleggia nell’Oceano Pacifico: un’immensa massa di spazzatura composta da 79.000 tonnellate di plastica. Quest’isola è grande 3 volte la Francia e contiene 250 pezzi di plastica per ogni essere umano presente sul pianeta.

Bisogna puntare sulla prevenzione e sulla riduzione della plastica, è necessario un impegno internazionale per trovare una soluzione mondiale a questa drammatica minaccia alla salute dei mari, che rappresentano il 71% del nostro pianeta. Ma cosa succede alla plastica quando finisce nell’oceano? I rifiuti di plastica, che troviamo oggi nelle nostre spiagge, possono rimanere per centinaia di anni nell’oceano. La plastica non scompare, non si decompone, ma si disintegra in piccoli pezzi, cosiddetti microplastica.

Pesci, anfibi e uccelli marini ne sono minacciati: muoiono a migliaia confondendo questi pezzi microscopici con cibo. Si stima che il 100% delle specie di tartarughe, almeno il 40% delle specie di uccelli marini e il 59% delle specie di balene hanno ingerito rifiuti marini, vale a dire la nostra immondizia negli oceani. Solo di recente le ricerche hanno iniziato a studiare l’impatto delle microplastiche e ne hanno rilevato tracce nel pesce, che poi finisce sulle nostre tavole, e nel sale marino che usiamo in cucina.

Se non si agisce subito la plastica continuerà a degradarsi in microplastiche con impatti devastanti sulla salute degli animali marini e sulla nostra. Al Parlamento europeo stiamo lavorando ad una strategia sulla plastica per sostituire quella tradizionale, basata sul petrolio, con alternative sostenibili, come materiali alternativi biologici, biodegradabili e compostabili.