L’industria del caffè è la più crudele al mondo

 

di Ignazio Corrao, EFDD – M5S Europa

Ti sei mai chiesto da dove arriva quel caffè squisito che ogni mattina bevi nel tuo bar preferito? Qualcuno si è mai domandato che prezzo ha quella routine a cui siamo tanto affezionati, specialmente in Italia? L’industria del caffè, e parallelamente quella del cacao, è tra le più crudeli al mondo: ha un modello imprenditoriale neocoloniale che concentra benefici e dissemina disperazione che sfocia in un costo umano altissimo.

A questo proposito oggi si conclude il consiglio dell’International Coffee Organization (ICO), che si è riunito in Messico per parlare della crisi dei coltivatori di caffè. Questi incontri si sono svolti mentre persistono pesanti violazioni dei diritti umani per i lavoratori della filiera, che soffrono di povertà, fame, malnutrizione e sfruttamento estremo del lavoro minorile. Una cosa inaccettabile su cui l’UE deve accendere un faro.

Il funzionamento di questa industria è semplice: spesso caffè e cacao crescono insieme nella stessa azienda agricola, dove l’alto albero di cacao fa ombra alle piante di caffè più basse. Immagine idilliaca che ci rimanda al Sud del mondo, dove sono concentrati i produttori di caffè, coltivato in grandi piantagioni a produzione intensiva, presso le quali le popolazioni indigene trovano lavoro come braccianti sfruttati o da piccoli produttori che non hanno accesso diretto al mercato e si vedono costretti a vendere il loro raccolto ad intermediari locali, i coyotes. Questi vendono, a loro volta, il caffè a società multinazionali, che stabiliscono e fissano il prezzo.

L’Unione Europea non può più girarsi dall’altra parte e fare finta che il problema non esista. Questo perché l’Europa è il maggiore importatore e consumatore al mondo di caffè e cacao, due prodotti del cui raccolto si occupano decine di milioni di agricoltori indigenti e milioni di minori. Per il suo caffè, l’UE attualmente paga il 60% in meno in termini reali rispetto al 1983. I prezzi pagati dall’UE per il cacao corrispondono a meno della metà dell’importo in grado di garantire agli agricoltori un reddito di sussistenza.

Fernando Morales-de la Cruz, fondatore di “CAFÉ FOR CHANGE“, denuncia che l’UE è la prima, tra i coltivatori di caffè e cacao, a beneficiare economicamente del lavoro minorile e della povertà estrema. Alcuni giornalisti, tra cui Rai Report, hanno ampiamente documentato il fatto che le certificazioni per il cacao e il caffè, che ricevono finanziamenti dall’UE – quali “Fairtrade” e “UTZ” – contribuiscono alle condizioni di povertà e fame, colpendo minori innocenti. A quanto pare, tali sistemi di certificazione ricevono finanziamenti unionali per milioni di Euro, consentendo in questo modo alle multinazionali di acquistare caffè e cacao a un prezzo inferiore al loro costo di produzione, traendo così in inganno i consumatori europei con false dichiarazioni.

La delegazione italiana del MoVimento 5 Stelle (Gruppo EFDD) ha inviato due interrogazioni alla Commissione Europea (link 1 e link 2). Non si può fare finta che nulla stia accadendo anche perché Michel De Knoop, della Commissione europea, è il rappresentante dell’UE attualmente in Messico nonché vicepresidente della stessa ICO (International Coffee Organization). Cosa sta proponendo l’esecutivo europeo per risolvere questa terribile situazione? A questa domanda i cittadini europei, e tutti i lavorati e i bambini sfruttati dall’industria del caffè, meritano una risposta.