L’Europa finanzia la nostra idea di blockchain per l’energia e per uscire dal carbone

di Dario Tamburrano, EFDD – M5S Europa

Una piccola rivoluzione energetica che verrà finanziata dall’Europa tramite un progetto pilota e una seconda idea che vedrà impegnare il bilancio dell’UE per aiutare le comunità ad uscire dal carbone. Bruxelles ha deciso infatti di ascoltarci e destinare un impegno di spesa pari a 600 mila Euro per preparare uno studio di fattibilità relativo all’applicazione della distributed ledger technology al mercato dell’energia. In altre parole, impiegare la tecnologia blockchain (finora usata soprattutto per le criprovalute come il bitcoin) agli scambi di energia fra prosumer, spazzando via gli intermediari come gli operatori elettrici e finanziari ed i costi associati al loro ruolo.

Il rating più alto che la Commissione Europea ha affidato alla nostra proposta significa essere pienamente in linea con la proposta di direttiva sul mercato elettrico il cui iter legislativo é ora in corso e che, all’articolo 16, prevede un ruolo per le comunità locali dell’energia (lo prevede anche, aggiungiamo noi, la nuova direttiva rinnovabili, che incorpora il nostro lavoro a favore dei prosumer). Le comunità locali dell’energia, dice ancora la Commissione, sarebbero infatti i principali destinatari della tecnologia blockchain e di altre soluzioni informatiche basate sullo scambio fra pari.

L’Europa deve giocare un ruolo di primo piano nello sviluppo delle tecnologie blockchain. La dichiarazione che stabilisce la European Blockchain Partnership cui hanno aderito 22 Paesi tra cui addirittura il Regno Unito è una buona notizia. Peccato che l’Italia abbia scelto di arrivare ancora una volta in ritardo, decidendo di abbia snobbare questo appuntamento con il futuro proprio quando le problematiche relative a tutela e sicurezza dei dati personali sono argomenti di recente attualità.

La seconda idea, come detto, è finanziata dal bilancio UE sotto forma di “azione preparatoria” con un budget di 2 milioni di Euro: si tratta di creare strumenti in grado di aiutare le comunità locali ad uscire da circuiti economici basati sul carbone, il combustibile fossile più sporco del mondo. Vale per le aree dell’Europa centrale in cui le miniere di carbone procurano ancora lavoro e pane, anche per il distretto ex minerario del Sulcis, in Sardegna, e per le 13 centrali elettriche a carbone situate in Italia.