Decreto salva-ILVA incostituzionale. Depositato un esposto

di Rosa D’Amato, EFDD – M5S Europa

Abbiamo depositato un esposto per chiedere alla Procura di Taranto di sollevare l’incostituzionalità dei decreti salva-Ilva che hanno riesaminato l’Autorizzazione integrata ambientale. Crediamo che, innanzitutto, la sentenza della Corte Costituzionale dell’aprile 2013 sia stata elusa. Quel pronunciamento stabiliva che lavoro e salute sono pari, ma nel rispetto delle prescrizioni ambientali ottemperate che andavano ultimate entro 36 mesi. Quel periodo è abbondantemente scaduto e, quindi, riteniamo che vada ripristinato il sequestro senza facoltà d’uso, disposto nel luglio 2012 dal gip Todisco.

Questo significa andare alla base del problema e sradicarlo completamente. Il che vuol dire stabilire finalmente che quello stabilimento è incompatibile con la vita e con le altre economie del territorio e che quindi chiudere, smantellare, bonificare, riqualificando i lavoratori dentro e fuori la fabbrica, vuol dire offrire un futuro diverso alla città di Taranto. Abbiamo ravvisato irregolarità anche nei decreti successivi, perché l’azienda non ha ottemperato alle prescrizioni. E l’Arpa, nel 2013, con la Valutazione del danno sanitario introdotto dalla legge regionale, evidenziò un rischio cancerogeno non accettabile anche in caso di rispetto di tutti gli interventi previsti dall’Aia.

Tra promesse, proroghe e decreti del governo, lo stabilimento continua a generare perdite e soprattutto a inquinare. Tra le prescrizioni non attuate mancano ancora le più importanti per la salute. Cumuli di minerali di ferro e carbone si alzano col vento e si disperdono nell’ambiente, fino a ricoprire di rosso tutte le strade nei pressi dello stabilimento per poi arrivare nelle case dei tarantini e nei loro polmoni.

L’Europa che vogliamo dialoga, si confronta e risponde ai problemi dei cittadini. Chiediamo la riconversione industriale delle aree e tutele per la salute dei cittadini. Bisogna ricollocare i lavoratori anche nelle bonifiche e la formazione. I fondi europei ci sono e servono proprio a questo. Chiediamo di abbandonare il modello industriale inquinante e quello energetico del fossile verso una riconversione dell’area che guardi a un futuro sostenibile e resiliente, alle vocazioni del territorio, al turismo e all’agroalimentare. Vogliamo sostenere l’imprenditorialità creativa e l’economia sociale, che metta al centro le energie rinnovabili e l’economia circolare. Noi ci siamo. Abbiamo le idee chiare. E non lasceremo mai soli i cittadini!