Stress test, dal 2018 anche sui titoli tossici: il muro del silenzio si sta sgretolando

 

di Marco Valli, EFDD – M5S Europa

Derivati e i titoli tossici, classificati come asset Level 3 e Level 2, rappresentano chiaramente la più grave minaccia alla stabilità finanziaria. Eppure la vigilanza europea, ossessionata dal rischio di credito, ha sinora preferito ignorare l’impatto di questi strumenti rischiosi e opachi nei bilanci delle banche. Si tratta di una inaccettabile disparità di trattamento tra rischi bancari che provoca una enorme distorsione della concorrenza, penalizzando le banche italiane focalizzate sulle attività tradizionali di finanziamento di famiglie e PMI.

Oggi, dopo lunghe pressioni sulla questione volutamente dimenticata del rischio di mercato posto dagli asset L3 e L2, l’EBA in questa lettera ci fa sapere che finalmente inserirà questi asset nei prossimi stress test per il 2018. É una buona notizia, ma staremo a vedere in che modo. Quanto affermato dall’Autorità Bancaria Europea nella lettera non è certo molto rassicurante: la nuova metodologia sarà sviluppata in consultazione con le banche stesse.

In totale, secondo dati Bankitalia, gli asset “Level 2” e “Level 3” ammontano a ben dodici volte l’ammontare dei crediti deteriorati netti. Eppure, non è mai stato fatto alcuno screening, analisi quantitativa o stress test che tenga conto dei rischi relativi a questi strumenti. Per le istituzioni preposte a valutare la solidità delle banche europee (e decidere quali devono essere liquidate o “bailinate”) semplicemente il problema non esiste, perché l’attenzione, come denunciamo dal 2014, è totalmente riposta sul rischio di credito e il problema dei crediti deteriorati.

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