La Ricerca pubblica ostaggio di sprechi e politica. Liberiamola!

di Nicola Morra

La ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica sono universalmente riconosciuti quale volano del benessere economico, culturale e sociale di un Paese, ma non in Italia dove il finanziamento pubblico per la ricerca viene polverizzato dalla governance.
La trasmissione Report di RAI 3 ha acceso i riflettori sulla cattiva gestione dei fondi pubblici per la ricerca gestiti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Per noi, purtroppo è solo una conferma di quello che denunciamo da quando siamo in Parlamento.

Infatti sono stati numerosi (26) gli atti di sindacato ispettivo al Senato ed alla Camera
con cui abbiamo denunciato i continui episodi di mala gestio e sperpero di risorse sottratte alla ricerca pubblica. Si va dal caso della mancata accettazione di uno sconto del 50% sul canone di locazione, al finanziamento per studi sul legname trentino che nella realtà si è rivelato austriaco, passando per la mancata riscossione di crediti per 34 milioni di euro, per il buco in bilancio di Istituti Cnr e per la nomina di presidenti di “terza scelta” (interrogazione a risposta orale al Senato n.3/03347, n.3/03308, n.3/02793; interrogazione a risposta scritta al Senato n.4/07231, n.4/06911, n.4/05986, n.4/05494, n.4/05492, n.4/04915, n.4/04836, n.4/04835, n.4/03888, n.4/03801, n.4/03553, n.4/03453, n.4/03438, n.4/02507, n.4/02508 n.4/02061, n.4/01856, n.4/01670, n.4/01671, n.4/01435, n.4/01211, n.4/01051; interrogazione a risposta scritta alla Camera dei Deputati n.4/11844). I Governi Renzi e Gentiloni non hanno mai fornito alcuna risposta!
Il comparto degli enti pubblici di ricerca è caratterizzato da una congerie di Enti finanziati con denaro pubblico, tra i quali spiccano agli opposti il grosso CNR e il minuscolo Istituto Italiano di Studi Germanici che a fronte di cinque dipendenti in organico, prevede per la gestione un presidente, due consiglieri di amministrazione, cinque consiglieri scientifici, tre revisori dei conti, un direttore generale.

Nel mezzo troviamo ASI, INRIM, INDAM, INAF, INFN, INGV, OGS, Consorzio per l’Area di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trieste, Museo Storico della Fisica e Centro di Studi e Ricerche “ENRICO FERMI”, Stazione Zoologica “ANTON DOHRN”, INDIRE, INVALSI, CREA, ENEA, INAPP, ISPRA, ISS, ISTAT. Ognuno con i propri organi di governo di nomina politica: un esercito di manager pagati centinaia di migliaia di euro. Una vera babele in cui la confusione è accentuata dall’essere sottoposti alla vigilanza di ministeri differenti.

In questo modo si polverizzano le risorse, che vengono di fatto totalmente consumate dalla macchina burocratica e politica di gestione, a discapito dei fondi realmente utilizzati per le attività di ricerca. A farne le spese è solo la collettività!
Emblematico è il caso del Cnr (circa 8.000 dipendenti, 105 Istituti di Ricerca con oltre 300 sedi in tutta Italia). L’attività dell’Ente è gestita da un presidente, 5 consiglieri di amministrazione, 1 direttore generale, 2 direttori centrali, 10 dirigenti amministrativi, 105 direttori di Istituto, 7 direttori di dipartimento con stipendi che in gran parte oscillano tra 120 mila e 170 mila euro l’anno (totale 20 milioni di euro circa). Il tutto in assenza di una reale valutazione dell’attività svolta e dei risultati raggiunti.

Appare ormai indifferibile una radicale riforma del settore ricerca
, che ripensi in maniera razionale il sistema ricerca e contestualmente consenta uno sfruttamento efficace ed efficiente delle già limitate risorse. In mancanza di una inversione di rotta, ogni investimento è destinato al fallimento.

Il Movimento 5 Stelle è pronto ad affrontare tale sfida per liberare la ricerca pubblica dall’opprimente peso della politica.