Lo sviluppo sostenibile passa dalla democrazia diretta



Di seguito il testo dela dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle sulla Ratifica dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. L’intervento è di Vito Petrocelli

Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, voteremo favorevolmente alla ratifica di questo accordo.

Come già detto dai miei colleghi, lo faremo con alcuni «ma» e con alcune grandi perplessità. Se è vero infatti che la lotta ai cambiamenti climatici costituisce uno degli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, entrata in vigore il primo gennaio del 2016, mi chiedo principalmente chi stabilisce questi obiettivi. Chi è che stabilisce le tempistiche e con quale partecipazione nei processi decisionali? Ebbene, io credo che nel XXI secolo sia autentico e realistico programmare gli obiettivi e il percorso dello sviluppo sostenibile – se così vogliamo continuare a chiamarlo per comodità – solo attraverso processi decisionali partecipati e attuati con forme di democrazia diretta. La democrazia delegata su questi temi e anche su altri, a dire il vero, ha fatto il suo tempo.
Mi chiedo quale credete voi sia stato il primo grande processo di sviluppo sostenibile nella storia dell’umanità? Io credo di poter dire che sia stata la scoperta del fuoco. La scoperta del fuoco e la capacità di poterlo replicare autonomamente hanno rappresentato il primo e vero rapporto tra uomo ed energia. La gestione sostenibile di quella forma di energia primitiva ci ha evitato una prospettiva sociale poco gradevole e naturalmente non parlo solo dei cibi crudi che ancora oggi ci troveremmo a mangiare senza la scoperta del fuoco. In più, il dominio dei nostri antenati sul fuoco, la produzione diretta e, soprattutto, la distribuzione partecipata e liberalizzata di quella energia dei primordi hanno prodotto la partenza, lo start della crescita collettiva.

E allora chi gestisce l’energia ha un grande potere, perché l’energia è il motore principale di ogni forma di sviluppo economico e sociale. Se questo potere però non lo tengo per me, ma lo ridistribuisco equamente nella società nella quale vivo, ecco che ho creato nei fatti le condizioni per uno sviluppo economico sostenibile. Se poi questa stessa energia è prodotta con elementi naturali – un fulmine che incendia un albero, due acciarini che si sfregano, il sole che illumina un pannello fotovoltaico, il vento che muove un’elica – lo sviluppo diventa doppiamente sostenibile. In primo luogo, perché riduciamo lo sfruttamento di fonti energetiche con alto impatto sull’ambiente; in secondo luogo perché consentiamo l’autoproduzione e distribuzione di energia da fonti rinnovabili e naturali da parte di singoli cittadini, famiglie e aziende.

Vi invito ad immaginare per un attimo cosa sarebbe successo se l’accensione del fuoco in epoca primordiale non fosse stata frutto di un processo naturale e di semplice accesso, ma di una tecnologia complessa in mano ad un piccolo gruppo cavernicolo di potere, così come è oggi lo sfruttamento delle fonti fossili in mano a poche, grandi multinazionali.
Io credo che avremmo avuto una società primordiale che, anziché crescere in maniera sostenibile e diffusamente sul pianeta, avrebbe anticipato di migliaia di anni la nascita della società capitalistica. Una società nella quale un gruppo di potere, gestore verticistico dell’energia necessaria a muovere il mondo, condiziona i governi e le economie del mondo stesso.

Io mi rendo conto che la rivoluzione industriale, resa possibile dall’uso delle fonti fossili, ha permesso di raggiungere un livello di tecnologia elevatissimo, consentendo all’uomo un salto di conoscenza impressionante. Mi rendo anche conto che una parte del mondo grazie a petrolio e gas ha raggiunto livelli economici, sociali e culturali impensabili appena un secolo fa. Anche grazie alle risorse derivanti dallo sfruttamento di fonti fossili in alcune aree del pianeta è finito il colonialismo economico e culturale imposto per secoli dall’Occidente.

Per questi Paesi, però, riuscire a replicare un modello economico e culturale subito per secoli non significa percorrere la strada giusta per il bene del proprio popolo. Allora oggi, sulla Terra e nel ventunesimo secolo, non è più pensabile che una oligarchia economica e politica decida delle sorti del pianeta, senza considerare le tensioni sociali nelle mille e mille banlieue del pianeta stesso, senza considerare le guerre combattute in nome del petrolio e i milioni di migranti che un modello economico basato sul profitto per il profitto sradica dalla loro terra e proietta verso terre sconosciute.Questi sono i nuovi schiavi di un modello economico che non sta facendo i conti con l’immediato futuro, nel quale la semplificazione della tecnologia occorrente per fare economia e produrre energia inevitabilmente renderà sempre più universali, diffusi, partecipati e sostenibili i modelli decisionali e le scelte conseguenti.

Signor Presidente, io credo fermamente che nel terzo millennio le scelte per un adeguato e autentico sviluppo sostenibile del pianeta e dei popoli che lo abitano non possano più essere imposte dall’alto o da forme di democrazia delegata. Sono convinto che lo sviluppo sostenibile possa essere guidato efficacemente soltanto da forme di democrazia diretta. Mi rendo conto che non è facile trovare formule che spostino il governo dei Paesi da una democrazia delegata a una democrazia diretta. Non vedo però altra strada: lo sviluppo sostenibile del pianeta ha bisogno di autoproduzione e distribuzione dell’energia e di decisioni derivanti da forme di democrazia diretta.

Avviandomi alla conclusione, ritengo doveroso sottolineare che la democrazia diretta è inevitabile. Questo è quanto il Movimento 5 Stelle sta proponendo al Paese dall’inizio di questa legislatura ed è uno dei cambiamenti politici necessari e non più rinviabili, tanto quanto lo sono le azioni per fermare i cambiamenti climatici stessi.