Zucchero amaro

coltivazioni a Casei Gerola

Pubblico parte della lettera di Laura, scelta tra le tante che ho ricevuto sulla chiusura dello storico zuccherificio di Casei Gerola vicino a Pavia.
Un altro scempio della politica delle sovvenzioni e dell’Europa dei trasporti contrapposta all’Europa delle produzioni locali.
Stabilimenti produttivi vengono chiusi senza informare PRIMA le popolazioni locali, in questo caso gli abitanti della provincia di Pavia.
Senza chiedere il loro consenso e proporre soluzioni alternative.
Qui ci sono migliaia di famiglie a spasso e le ragioni sono tecniche, burocratiche, corrette, europeiste, ma soprattutto incomprensibili.
La Val di Susa ha insegnato a tutti che non si possono prendere decisioni senza coinvolgere le persone, senza ascoltarle.
Lo scorso anno, anche grazie al piccolo contributo di questo blog, la fabbrica di birra (ottima!) di Pedavena non ha chiuso.
Vediamo cosa si può fare per lo zuccherificio di Casei Gerola, uno dei migliori del mondo.
Scrivetemi, mandatemi informazioni all’indirizzo info@beppegrillo.it.
Nei prossimi giorni farò un salto a Casei Gerola.

Salve,

mi chiamo Laura ho 20 anni e vivo a Voghera (PV) . Volevo chiederti se potevi occuparti della chiusura degli zuccherifici in Italia e in particolare volevo segnalarti l’assurdità della logica imprenditoriale. Nella mia zona c’è (o meglio c’era) lo zuccherificio a Casei Gerola, sicuramente ne hai sentito parlare ultimamente perchè gli agricoltori e i dipendenti hanno bloccato l’autostrada Milano-Genova per circa 30 ore. E’ uno degli zuccherifici più produttivi d’Italia, il più tecnologicamente avanzato e rifornisce importanti multinazionali, senza contare le industrie farmaceutiche che necessitano di uno zucchero di alta qualità…. Avrebbe tutte le carte in regola per rimanere aperto, e invece niente, dopo l’ennesima presa in giro da parte del sig. (se così si può dire) ministro Alemanno, chiude i battenti. L’Unione Europea dà 730 euro per ogni tonnellata di zucchero non prodotta, così diventa conveniente chiudere uno stabilimento produttivo e mantenere aperto quello in gravi difficoltà e che poi chiuderà l’anno successivo!!
Ci sono 103 dipendenti, cooperative di collaborazione, 192 dipendenti stagionali (tra cui io e di questi 192 almeno un centinaio sono ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni che con la stagione si pagavano l’università senza gravare sulla famiglia), 5000 agricoltori, convinti dalla stessa società a fare investimenti e che adesso si ritrovano a pagare macchinari da un miliardo di vecchie lire, li hanno presi a rate e il debito sarebbe dovuto scendere spalmato nel tempo man mano che si portavano le barbabietole da lavorare. E’ l’unico stabilimento che permetterebbe la bieticultura in Piemonte e Lombardia e invece chiudendo collassa un’intera area geografica! Ti sembra giusto? A me no, è così che il governo pensa di creare nuovi posti di lavoro? Licenziando, mettendo in cassa integrazione e togliendo le prospettive ai giovani?
Come può un giovane pensare portare avanti il lavoro dei genitori che coltivano la terra se poi la prospettiva è questa?

Grazie dell’attenzione.”

Laura B.

Ps: le città del tour che prima apparivano sulla barra di destra sono state sostituite dai link alle città di Meet Up