Il Parlamento europeo ci costa 2 miliardi di euro: adesso basta, tagliate gli sprechi!

di Marco Valli, Efdd – Movimento 5 Stelle Europa

Nel 2019 il Parlamento europeo costerà ai cittadini 2 miliardi di euro. Nonostante la Brexit e la fuoriuscita degli europarlamentari britannici, ci sarà l’ennesimo innalzamento dei costi rispetto all’anno precedente: da 1,950 miliardi previsti per il 2018 si passerebbe a quasi 2 miliardi, prevedendo quindi un aumento di quasi 50 milioni di euro. Nella proposta che viene votata nella Commissione Bilancio del Parlamento europeo si potrebbe fare molto di più per ridurre i costi della politica e non c’è nessun messaggio di reale vicinanza ai cittadini europei.

Dal 2014, anno d’inizio della legislatura, i bilanci delle varie Istituzioni sono aumentati anno dopo anno. Nel 2014 il bilancio del Parlamento europeo era 1,737 miliardi: in appena 5 anni è cresciuto di 300 milioni.

Ecco i principali stanziamenti previsti per il 2019 che noi contestiamo:

70 MILIONI AI PARTITI POLITICI
– quasi 70 milioni di euro sono previsti per fondazioni e partiti politici
– 4,2 milioni di euro per le pensioni degli ex eurodeputati post-Statuto e 11,4 milioni per le pensioni degli ex eurodeputati pre-Statuto, per un totale di quasi 16 milioni di euro
– oltre 300 milioni di euro per gli affitti d’oro delle Istituzioni, di cui 38,6 milioni solo per il Parlamento e oltre 200 milioni solo per l’acquisto o la locazione di immobili a Bruxelles della Commissione europea
– 7,6 milioni per i mobili del Parlamento
– 4,1 milioni per le auto di servizio a disposizione degli eurodeputati

Il Parlamento europeo ha tre sedi: una a Bruxelles, una a Strasburgo e una in Lussemburgo. Questa assurdità costa ai contribuenti diverse decine di milioni di euro, spesso superando anche i 200 milioni all’anno, che equivale praticamente al 10% dell’intero bilancio del Parlamento.

TAGLIARE GLI SPRECHI
Il gruppo Efdd – Movimento 5 Stelle ha presentato centinaia di emendamenti (circa 300) in commissione bilancio chiedendo una revisione al ribasso di molteplici linee legate alla spesa amministrativa. Nello specifico abbiamo proposto i tagli in tutte le Istituzioni europee:

1 – Parlamento: circa 333,6 milioni di euro
2 – Consiglio: circa 46 milioni di euro
3 – Commissione europea – Parte amministrativa: circa 303 milioni di euro
4 – Corte di Giustizia: circa 15,5 milioni di euro
5 – Corte dei Conti: circa 13,8 milioni di euro
6 – CESE: circa 22,9 milioni di euro
7 – Comitato delle Regioni: circa 20,9 milioni di euro
8 – Mediatore: circa 361 mila euro
9 – Garante: circa 709 mila euro
10 – EEAS: circa 95,27 milioni di euro

Sono stati quindi richiesti tagli amministrativi per un totale di circa 850 milioni di euro sulle 10 sezioni del bilancio UE.

TAGLIARE I PRIVILEGI
Ecco, nel dettaglio, i principali tagli previsti dai nostri emendamenti.

– riduzione allowances europarlamentari (stipendi, spese di viaggio, indennità transitorie…)
– richiesta di ricalcolo pensioni europarlamentari (pre e post Statuto)
– annullamento fondi partiti e fondazioni
– riduzione spese missioni PE per spingere a un single seat
– indennità transitorie Commissari europei
– stipendi Commissari europei
– stipendio presidente Consiglio europeo
– richiesta di rinegoziazione degli affitti delle Istituzioni UE per trovare risparmi
– riduzione spese legate al mobilio
– riduzione spese legate al parco auto del Parlamento e di diverse altre Istituzioni
– riduzione spese legate alle missioni in generale, spingendo per l’uso della classe economica

Il nostro obiettivo politico è quello di veicolare queste risorse verso linee di bilancio che siano a favore dei cittadini e non della classe politica. Infatti quasi tutto l’ammontare dei tagli proposti per noi deve essere ricollocato su alcune spese operative a favore delle PMI, della cultura, del fondo di sicurezza, della prevenzione dei disastri e del corridoio Mediterraneo. Ma soprattutto è stato indirizzato a programmi che possano contribuire al reddito di cittadinanza: ben 630 milioni infatti sono stati ripartiti tra il Fondo Sociale europeo (449,7 milioni per le regioni meno sviluppate, 26,3 milioni per quelle in transizione e 130,9 per le più sviluppate) e l’Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile (23 milioni).

Adesso l’Europa è a un bivio: fare orecchie da mercante o finalmente dare un segnale di solidarietà ai cittadini europei, ai quali vengono costantemente richiesti sacrifici. Noi siamo dalla parte dei cittadini e il nostro lavoro qui al Parlamento europeo lo dimostra.