A Torino con Chiara Appendino legalità fa rima con dignità

di Chiara Appendino, sindaco di Torino

Per chi non sapesse cos’è il MOI ve lo racconto in poche righe. Il MOI (o ex-MOI o, ancora ex Villaggio Olimpico) è un complesso di quattro palazzine situate nel quartiere Lingotto di Torino che nel 2013 sono state occupate abusivamente e dove, da allora, è andata esacerbandosi una situazione di degrado e illegalità, tanto peggiore quanto più passava il tempo di abbandono. Creando seri rischi per gli occupanti e per il quartiere.

Il superamento di questa situazione era ed è una priorità di questa Amministrazione e ne abbiamo parlato sin dai primi mesi del nostro mandato, quando, tracciando la linea, sottolineavo l’esigenza di un ritorno alla legalità rispettando la dignità. Oggi è stata finalmente liberata la prima delle quattro palazzine. Gli occupanti – che hanno mostrato grande collaborazione e hanno permesso un sereno svolgimento delle operazioni – sono stati sistemati in altri luoghi individuati nell’ambito del progetto “MOI: migranti, un’opportunità di inclusione”.
L’obiettivo è quello di completare le palazzine entro la fine del mandato.

Va da sé che quello di oggi non è né un punto di partenza né un punto di arrivo. Per chi fosse interessato ad alcuni degli step precedenti può leggerli qui e qui. Per quanto riguarda il futuro c’è molto da fare ma questa prima importante operazione apre la strada a quelle successive e testimonia la bontà del progetto. Vorrei mettere in luce tre punti da tenere a mente per il futuro e che ci insegna questa esperienza.

Il lavoro di squadra è determinante in qualsiasi grande progetto per il territorio. Si è trattato di un lavoro inter-istituzionale e nessun risultato sarebbe stato possibile senza questa impostazione. Ognuno ha posto una tessera importante di un mosaico più ampio e, alla fine, abbiamo raggiunto un obiettivo storico. Ringrazio dunque il Ministero, la Regione Piemonte, la Città Metropolitana, gli assessori competenti e la Giunta della Città di Torino, la Prefettura, la Questura, la Diocesi di Torino, la Compagnia di San Paolo, gli operatori della Città e delle realtà coinvolte;

La soluzione a problemi complessi è quasi sempre anch’essa complessa. L’ho sempre detto: non abbiamo la bacchetta magica. Tuttavia in due anni abbiamo raggiunto quello che sono convinta sia un grande risultato. Per questo motivo ci tengo a sottolineare i grandi sforzi compiuti fin qui. Se ci siamo arrivati è perché il lavoro è stato corale e indefesso. Ora sarà importante continuare con lo stesso spirito.

Le operazioni si sono svolte in maniera pacifica, senza l’uso della forza. Chi conosce la situazione sa anche quanto questo non fosse affatto scontato. Agli occupanti è stata data l’opportunità di inserirsi in un progetto di integrazione, che passi da un impegno personale a collaborare con le Istituzioni. Questa prima palazzina era un test importante che possiamo considerare superato. Nelle prossime ore verranno fatti interventi che rendano impossibile una nuova occupazione, nel frattempo si sta provvedendo alla sistemazioni delle persone che hanno lasciato l’immobile. Andremo avanti ed entro la fine del mandato supereremo una volta per tutte quella che non ho mai esitato a definire una situazione che per la Città non è più sostenibile, migliorando la qualità della vita di tutte e di tutti.

Ancora una volta, grazie a quanti hanno permesso di arrivare fin qui.