Immigrazione, facciamo il punto sul regolamento di Dublino

di Laura Ferrara, EFDD – MoVimento 5 Stelle Europa

Fallimenti e speculazioni hanno contraddistinto la gestione europea dei flussi migratori al punto da rendere inevitabile una profonda riforma del Sistema Europeo Comune di Asilo (CEAS). Negli ultimi anni abbiamo assistito a massicci arrivi di migranti immessi indistintamente nel sistema di richiesta d’asilo e inviati nelle strutture d’accoglienza ad attendere per lunghi periodi l’esame della domanda. Una situazione insostenibile per i paesi di primo approdo come l’Italia, sia per i costi e il business alimentato da fondi a cui non sono estranee le commistioni tra mondo politico e criminalità organizzata (vedi “Mafia Capitale“), sia per i migranti, che rimangono in un limbo d’indeterminatezza e assistenzialismo. L’alto numero di coloro che non ha diritto alla protezione internazionale fa aumentare di fatto i migranti irregolari. Rimpatriarli, anche a causa della mancanza di accordi di riammissione, è complesso ed oneroso e finiscono col vagare sul territorio dell’Italia e dell’Unione Europea senza diritti, spesso vittime del lavoro nero, del caporalato e di reti di attività illecite.

IL REGOLAMENTO DI DUBLINO
Il M5S ha sempre chiesto l’introduzione di un meccanismo di ricollocamento automatico ed obbligatorio nella riforma del Regolamento di Dublino, affinché non venissero scaricati sul primo paese d’ingresso dell’Unione Europea gli oneri relativi all’esame delle domande di asilo e alle misure di accoglienza. La risposta europea ha invece fatto emergere egoismi, mancanza di solidarietà e assenza di volontà nel realizzare un’equa ripartizione delle responsabilità. L’Unione europea ha dimostrato la sua debolezza non facendo rispettare i propri principi (art.80 TFUE) e le proprie decisioni (fallimento dei ricollocamenti d’urgenza), con la complicità dei precedenti governi del nostro Paese che non sono riusciti a farsi valere in Europa.

LA RIFORMA DEL REGOLAMENTO DI DUBLINO
La recente posizione del Parlamento europeo sulla riforma del Regolamento di Dublino non è stata abbastanza ambiziosa al fine di avere una forte leva negoziale, in sede di triloghi, con il Consiglio (che rappresenta la voce dei singoli Stati Membri), per tentare di alleviare il peso che grava sui paesi di primo ingresso. I filtri ai ricollocamenti introdotti con la riforma, riguardanti possibilità di successo della domanda di protezione internazionale e sicurezza, ancora una volta fanno ricadere eccessivi oneri sull’Italia e sui Paesi di primo ingresso. Quanto sta accadendo in Consiglio ha confermato i nostri timori. Per questa istituzione la solidarietà nei confronti dei paesi di primo ingresso non è assolutamente automatica né permanente e dovrebbe scattare quando è troppo tardi, al superamento di determinate soglie, a seguito di una procedura molto complicata.

IL REGOLAMENTO PROCEDURE
Il nostro impegno al Parlamento europeo rimane fermo e diretto ad infliggere un duro colpo al business creato sulla disperazione dei migranti e sulle lungaggini procedurali e burocratiche. A tal fine stiamo lavorando anche al regolamento “procedure”, in modo da prevedere un periodo massimo di sei mesi per valutare, secondo la procedura ordinaria, una domanda di protezione internazionale (oggi di fatto ce ne vogliono 18!) e due mesi per le procedure accelerate.

Continueremo a batterci, forti dell’appoggio del nostro Governo, per una riforma del Sistema Europeo Comune di asilo che rispetti i principi contenuti nei trattati, che elimini le criticità della gestione dei flussi, riduca il carico burocratico, i costi e gli altri oneri ricadenti sui Paesi di primo approdo, come l’Italia, che da anni sopportano il peso dell’inefficienza e dell’immobilismo normativo europeo.