Direttiva rinnovabili, c’è l’accordo: autoproduzione, autoconsumo e target del 32% al 2030

 

di Dario Tamburrano, EFDD – M5S Europa

Direttiva rinnovabili, il Parlamento Europeo ha raggiunto l’accordo politico con il Consiglio UE, l’altro co-legislatore europeo: sono ora definitive le vittorie delle battaglie che abbiamo combattuto per vedere riconosciuto sia il diritto ad autoprodurre e autoconsumare energia rinnovabile – un cambiamento di portata storica – sia il principio che la geotermia può essere inquinante, come nel caso della Toscana. Il target di energia rinnovabile da raggiungere a livello UE entro il 2030 è pari al 32%, con la possibilità di alzarlo ulteriormente (ma non di abbassarlo) nel 2023. Previsto anche l’abbandono dell’uso dell’olio di palma come biocarburante, argomento che affronteremo in un post successivo.

Il trilogo (la trattativa politica fra Parlamento e Consiglio) sulla Direttiva rinnovabili si è svolto a Strasburgo ed è finito poco prima delle quattro del mattino di giovedì 14 giugno. La Direttiva rinnovabili guiderà lo sviluppo del settore dal 2020 al 2030. Il target di energia rinnovabile da raggiungere a livello unionale per quella data è pari appunto al 32% ed é rivedibile esclusivamente al rialzo. Il Parlamento Europeo aveva votato per il 35% di energia rinnovabile entro il 2030. Il 32% è un risultato inferiore alle nostre richieste iniziali ma comunque ottimo se si considera che sia la proposta legislativa della Commissione Europea, sia la posizione iniziale del Consiglio UE erano inchiodate ad un miserrimo 27%.

Se, nel corso degli anni, la somma dei contributi nazionali non si rivelerà tale da consentire di raggiungere l’obiettivo unionale del 32%, la Commissione Europea e gli Stati membri dovranno adottare misure correttive: i dettagli in proposito sono in via di definizione all’interno del trilogo relativo al Regolamento per la governance dell’Unione dell’energia.

La Direttiva riconosce il diritto dei cittadini e delle comunità per l’energia ad autoprodurre, autoconsumare, stoccare l’energia rinnovabile, e a vendere quella in eccesso ad un prezzo pari come minimo al valore di mercato, con la possibilità che la remunerazione sia più alta per tener conto del valore aggiunto che i piccoli produttori offrono alla società e all’ambiente. Viene riconosciuto anche il diritto dei soci delle comunità per l’energia a scambiarsi l’energia rinnovabile.

E’ il frutto maturato grazie ad anni di nostre battaglie come M5S al Parlamento Europeo ed è soprattutto una svolta epocale. Finora la legislazione UE ha fatto riferimento ai diritti dei cittadini solo in qualità di consumatori di energia. Di conseguenza coloro che autoproducono ed autoconsumano energia rinnovabile sono stati esposti a vessazioni in Italia, Spagna e in altri Stati UE. Cose del genere non potranno più accadere.

L’autoconsumo inoltre non sarà gravato da oneri almeno fino al 2026. In seguito, gli Stati UE potranno imporli solo a ben precise condizioni. L’energia è indispensabile per tutte le attività umane. Controllarne la produzione significa condizionare e modellare la società. Grazie ai diritti riconosciuti dalla direttiva rinnovabili, i cittadini europei possono ora prendere il controllo della produzione dell’energia e diventa possibile un nuovo modello di energia e di società: una rete in cui si produce, si consuma e ci si scambia fra pari energia da fonti rinnovabili al posto della piramide che dalla grande centrale di produzione, alimentata da combustibili fossili, distribuisce energia ad ogni singolo consumatore ed immette gas serra all’atmosfera.

Attraverso la Direttiva rinnovabili, inoltre, l’UE prende atto che la geotermia può essere inquinante, come nel caso della Toscana. E’ un altro obiettivo per il quale ci siamo a lungo battuti. Nel testo è inserito il riconoscimento che le centrali geotermiche possono emettere gas serra e sostanze dannose per la salute e per l’ambiente e che va agevolata solo la geotermia a basso impatto ambientale e con emissioni di gas serra inferiori rispetto alle fonti di energia di origine fossile.

Non c’è stato più bisogno di inserire nella Direttiva l’invito, rivolto alla Commissione Europea, di studiare la situazione e verificare rapidamente la necessità di una proposta legislativa sulle emissioni delle centrali geotermiche. Questo invito era contenuto nel testo approvato dal Parlamento Europeo, ma la Commissione Europea ha già lanciato uno studio su tutte le emissioni delle centrali geotermiche: lo ha reso noto durante l’audizione a Bruxelles delle petizioni italiane sulla geotermia inquinante. Lo studio rappresenta la condizione necessaria – anche se non sufficiente – per il varo di una proposta legislativa sui limiti di emissione delle centrali geotermiche.

Ora il testo della direttiva sulle energie rinnovabili dovrà essere formalmente approvato sia dal Parlamento Europeo sia dal Consiglio UE. In seguito verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Entrerà in vigore 18 giorni più tardi e a quel punto gli Stati membri avranno 18 mesi di tempo per recepire la direttiva nella legislazione nazionale.