Energia: verso un’Italia sostenibile e indipendente, grazie al MoVimento 5 Stelle

Prof. Federico Manfredi Firmian, docente presso l’Università di Parigi Sciences Po, “Fondazione Nazionale scienze politiche”. Laureato presso l’Hunter College di New York. Master in politiche pubbliche presso la Harvard Kennedy School of Government. Candidato uninominale del MoVimento 5 Stelle in Liguria per la Camera dei Deputati nel Collegio di Sanremo.

Ho risposto all’appello di Luigi Di Maio alla società civile perché vorrei mettere le competenze che ho acquisito nel corso dei miei studi e del mio lavoro al servizio dei cittadini italiani e ritengo che il MoVimento 5 Stelle offra la possibilità concreta di mettere la pubblica amministrazione al servizio del nostro paese.

Sono un giovane ligure, nato a Genova, dove ho frequentato il Liceo Classico Statale Cristoforo Colombo e rimango attaccato alle radici della mia famiglia, che da diversi secoli risiede a Pieve di Teco, un piccolo borgo medievale con un grande patrimonio storico e culturale, situato nell’entroterra di Imperia, tra vigne e uliveti. Dopo la maturità ho proseguito gli studi negli Stati Uniti, dove ho completato due Master biennali, uno in scienze politiche alla City University of New York e uno in pubblica amministrazione all’università di Harvard.

Mi sono specializzato in relazioni internazionali e geopolitica, e ho condotto ricerche sul campo in numerosi paesi, fra cui Afghanistan, Iran, Iraq, Siria, Libano, Israele e territori palestinesi, Egitto, Libia e Tunisia. Oggi insegno corsi in relazioni internazionali, politica del Medio Oriente e geopolitica dell’energia, a Sciences Po (Istituto di studi politici di Parigi) e all’Università di Parigi.

Il programma del MoVimento 5 Stelle è solido, realistico e soprattutto necessario.
Per quanto riguarda le problematiche energetiche, il MoVimento 5 Stelle si propone obiettivi che sono in linea con quelli dei paesi all’avanguardia nello sviluppo di energie rinnovabili e della difesa dell’ambiente. L’Italia può raggiungere la sostenibilità e l’indipendenza energetica attraverso una strategia su più fronti, che preveda un abbassamento dei consumi, attraverso il miglioramento dell’efficienza energetica, investimenti in energie rinnovabili, in particolare il fotovoltaico e l’eolico, e sovvenzioni nelle nuove tecnologie sostenibili, quali auto elettriche. Il programma prevede anche che nei prossimi anni l’Italia dovrà abbandonare completamente l’uso del carbone, come hanno già promesso di fare anche Canada, Francia, Germania e Finlandia. Il programma energetico è direttamente collegato ad ambiente e salute e quindi non si tratta solo di economia ma della qualità stessa della vita dei cittadini italiani. L’industria del turismo trarrebbe inoltre grande beneficio da un’immagine ecosostenibile.

Per escludere il petrolio dalla nostra economia servirà più tempo, ma con gli investimenti e gli incentivi giusti potremmo realisticamente raggiungere l’obiettivo entro il 2050.
Il rifiuto del MoVimento 5 Stelle di accettare i finanziamenti delle compagnie petrolifere in questa campagna elettorale segnala una chiara intenzione di superare i conflitti di interesse che da decenni ritardano la transizione energetica nel nostro paese.

Una rapida transizione energetica rappresenta non solo un obiettivo importantissimo per l’Italia ma anche una priorità assoluta per la comunità internazionale.
Secondo il Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, anche se tutti i paesi che hanno firmato gli accordi di Parigi del 2015 riducessero le loro emissioni come previsto, la temperatura del pianeta continuerà ad aumentare, e sarà nel 2030 dai 2 ai 3.5 gradi centigradi più alta rispetto alla media annuale pre-rivoluzione industriale. E l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo non fa che peggiorare una situazione già drammatica. Se continuiamo lungo questa strada, le conseguenze per il pianeta saranno disastrose e gli eventi climatici estremi sempre più frequenti. La desertificazione di vasti territori in Asia e in Africa spingerebbe inoltre decine di milioni di rifugiati climatici verso l’Italia e l’Europa e comporterebbe senza dubbio un’ulteriore destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente. L’Italia deve contribuire ad arginare questi rischi, attraverso l’Unione europea e perseguendo una politica di multilateralismo, volta a rafforzare la cooperazione anche con Stati Uniti, Cina e India.

Per anni, l’Italia ha ricoperto una posizione subordinata nell’Unione Europea, in parte per la mancanza di credibilità e la negligenza degli ultimi governi, sia di destra che di sinistra. Inoltre, l’Unione europea stessa è rimasta subordinata agli Stati Uniti per quanto riguarda la politica estera in Medio Oriente. La NATO si è lasciata trascinare in Afghanistan e in Libia, e diversi paesi europei, fra cui l’Italia, hanno partecipato all’invasione dell’Iraq, senza riflettere sulle possibili conseguenze. Il risentimento crescente del mondo islamico nei confronti degli Stati Uniti, alimentato anche dal conflitto israelo-palestinese, ha creato nuovi rischi per l’Italia e per l’Europa, geograficamente più esposte a flussi migratori di massa e all’attività di organizzazioni terroristiche quali l’ISIS. Ci troviamo circondati da un arco di regioni sempre più instabili, che va dall’Ucraina al Caucaso e dal Nord Africa al Levante.

Per risolvere questi problemi l’Italia deve impegnarsi in una politica di multilateralismo, innanzitutto a livello europeo,
ma anche nel mondo, al fianco di tutti i paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che costituiscono i nostri naturali alleati. Possiamo inoltre negoziare accordi di cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli che offrono una chiara speranza di democratizzazione, come la Tunisia. Per quanto riguarda la NATO, la sua missione va rivista in chiave solamente difensiva, come all’origine dell’organizzazione.

Il multilateralismo a livello europeo e mondiale può permettere all’Italia di riaffermarsi e di riacquisire il suo giusto peso geopolitico.
Siamo la terza economia del continente, dopo Germania e Francia, e la nostra posizione geografica ci offre uno dei potenziali più alti d’Europa per il rinnovabile. Con le giuste riforme per stimolare la nostra economia e una politica estera adeguata, l’Italia potrebbe tornare a essere un paese leader. L’obiettivo dell’indipendenza energetica è fondamentale, non solo per ragioni economiche e sociali ma anche geopolitiche. Abbiamo una visione chiara e una possibilità concreta di perseguirla, per il bene del nostro paese e del mondo.