La verità sui dati della disoccupazione: il lavoro stabile è morto

di MoVimento 5 Stelle

Ogni mese il Partito Democratico manipola i dati Istat per coprire il massacro del lavoro portato avanti a colpi di Jobs Act e precariato. La realtà, però, è sempre la stessa: Istat conferma che a crescere sono ormai solo i posti di lavoro a termine: nell’ultimo anno, da novembre 2016 a novembre 2017, il 90,5% dei nuovi occupati è stato assunto con un contratto precario. L’obiettivo del Pd era eliminare la stabilità del posto del lavoro e ci sono riusciti.

Anche il dato sulla disoccupazione giovanile è facile da smontare: nell’ultimo anno quasi la metà del calo è dovuto all’aumento degli inattivi e all’emigrazione all’estero dei nostri giovani. Nel primo caso si tratta di 36 mila 15-24enni che hanno smesso di cercare lavoro perché scoraggiati, giovani che perderanno pian piano le competenze e le possibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro. Nel secondo caso migliaia di studenti formati dalle nostre scuole e università sono fuggiti dall’Italia mettendo i loro cervelli a disposizione di altri Paesi. Per l’Italia è un enorme spreco di soldi e opportunità di sviluppo.

Vedremo a quali dati si attaccheranno i twittatori seriali del Pd quando la bolla del Jobs Act si sgonfierà completamente. Nel corso del 2018, infatti, gli incentivi temporanei varati nel 2015 dal governo Renzi scadranno e complice l’abolizione dell’articolo 18 molte imprese potranno licenziare con un misero indennizzo decine di migliaia di lavoratori.

Come se non bastasse, c’è il tema delle ore lavorate. Renzi sostiene di aver recuperato il numero di occupati pre-crisi. Peccato che rispetto al 2008 manchino all’appello più di 1 miliardo di ore lavorate (dati Cgia Mestre). Significa che a gonfiare il dato dei nuovi occupati sono una miriade di part-time involontari, contratti a termine e in somministrazione, cittadini che lavorano poche ore a settimana e qualche volta anche 1 sola ora, come ha riconosciuto lo stesso Istat. È lavoro, questo?