Continuiamo a correre #IoDicoNo

di Max Bugani

Guardando il confronto televisivo fra Scalfari e Di Battista ho capito molte cose. Sembrava di essere davanti a uno smartphone che tenta di spiegare il proprio funzionamento a un telegrafo. E il telegrafo ripeteva ossessivamente la genialità dell’alfabeto morse e le lacune dello smartphone. Arrogante, presuntuoso e in alcuni passaggi anche molto maleducato, Scalfari ha fatto davvero una pessima figura. Ma non è colpa sua. Lui è una vittima del suo tempo. Non ha più possibilità alcuna di comprendere la modernità e soprattutto di immaginare il futuro. Si ciba di notizie spesso false lette su alcuni giornali, poi riprese senza verifica da alcune televisioni, poi discusse nei salotti dove è solito stare senza il benchè minimo dubbio di essere fuori strada. Tutto ciò produce incomunicabilità e quella ferocia intrisa di rabbia e frustrazione che si leggeva ieri sul volto di Scalfari. La stessa che qualche giorno fa si poteva leggere nello sguardo perso di Staino nella stessa trasmissione. Brancolano nel buio e non sopportano spiragli di luce. Come quello della barzelletta che imbocca l’autostrada contromano e sente dire alla radio “attenzione, attenzione, un pazzo ha imboccato l’autostrada contromano!“, e lui scartando a destra e a sinistra dice “Una? Saranno tremila!

VIDEO Di Battista VS Scalfari – versione integrale

Se la raccontano tra di loro e non possono accettare di aver fallito, non possono accettare di essere stati superati, non possono accettare di essere anacronismi viventi. Quindi odiano e ringhiano, rendendosi peraltro ridicoli agli occhi di molti. Ricordano vagamente Mike Tyson a fine carriera, quando continuava a salire sul ring convinto di essere ancora nel pieno delle sue forze e poi invece finiva sempre al tappeto gonfiato come una zampogna. Le ultime partite di Franco Baresi passate col braccio alzato a tentare di influenzare l’arbitro nella richiesta di un fuorigioco da fischiare, mentre attaccanti velocissimi di un metro e novanta per 80 kg gli sfrecciavano davanti e gli passavano sopra.
Non sono persone cattive, sono persone umiliate dalla storia e dalle circostanze, che tentano di difendere un pensiero che ha fallito, che si chiudono a riccio raccontandosela fra di loro dentro a un rifugio, quasi un bunker. Là sotto fermano il tempo e possono evitare contatti con la realtà, possono criticare e offendere ciò che non conoscono minimamente, possono chiedere ai loro tifosi di chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie, possono sperare che qualche arbitro fischi il fuorigioco, che qualche nuovo pugile salga sul ring poco allenato.
Continuiamo a correre ragazzi, i nostri avversari hanno il fiatone.