La Serracchiani spende soldi pubblici per promuovere il Sì al referendum

di Elena Bianchi, portavoce MoVimento 5 Stelle Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia

“Game over”. Se vinciamo noi che diciamo NO a questa riforma dannosa e disonesta, Debora Serracchiani è finita. Il conto alla rovescia è già iniziato per il vice segretario nazionale del Pd e presidente del Friuli Venezia Giulia.

Dopo la lunghissima collezione di incarichi istituzionali, le riforme assurde imposte alla sua Regione, la sfilza di balle raccontate ai cittadini (Tav, Elettrodotto, vigilanza sulle cooperative fallite, scandali diossina, punti nascita, finto dimezzamento dell’indennità dei consiglieri regionali, moratoria sui centri commerciali ecc ecc) e le continue batoste elettorali – l’ultima pochi giorni alle amministrative -, Serracchiani sa di giocarsi il futuro al referendum del 4 dicembre. Sente avvicinarsi la madre di tutte le sconfitte. Allora è pronta a tutto pur di vincere. Anche a violare la legge. Fortunatamente l’abbiamo beccata con le mani nella marmellata e, su nostra precisa segnalazione, l’Agcom non ha potuto fare altro che sanzionare la Regione.

Ma cos’ha combinato Debora Serracchiani per essere sanzionata dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni? Ha violato spudoratamente la par condicio sul referendum (legge 28 del 2000) scattata lo scorso 28 settembre, utilizzando per lo più risorse pubbliche, denari dei cittadini. Il 7 ottobre a Udine ha organizzato infatti in pompa magna un convegno intitolato “Riforma Costituzionale e Autonomie speciali” totalmente privo di contraddittorio. Chi era in sala – come me – non ha potuto nemmeno alzare la mano per fare una domanda, per insinuare qualche dubbio, per presentare un altro punto di vista.

All’evento però, largamente pubblicizzato dai media, hanno preso parte importanti cariche istituzionali come il ministro degli Affari regionali e le autonomie Enrico Costa, il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher, il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, l’assessore della Regione Sardegna Gianmario Demuro, il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop e alcuni sindaci. Tutti testimonial del SÌ che non hanno certo nascosto al pubblico presente il loro orientamento di voto. Una sceneggiata indegna, aggravata dalla firma della famigerata “Carta di Udine”, una vergognosa resa incondizionata alla volontà del governo Renzi di stravolgere la Carta costituzionale. Il tutto violando la legge a spese dei contribuenti!