Traditori della Patria, è solo questione di tempo

di Manlio Di Stefano

In fondo nulla è cambiato in questi anni, mentre in Italia la stampa più serva d’Europa cerca di delegittimare il nostro lavoro, nel resto del mondo l’opinione pubblica e gli esperti di settore sono sempre più incuriositi da questo fenomeno italiano che si appresta a governare.
Me ne rendo conto dagli inviti sempre più prestigiosi che riceviamo, spesso da parte di quelli che fino a qualche tempo fa ci ignoravano mettendoci nella casella “fenomeni passeggeri” e che si sono ricreduti.
Questa settimana ho avuto il piacere di partecipare al XXVI Economic Forum di Krynica, uno degli eventi più importanti nel panorama internazionale per quanto riguarda geopolitica ed economia, dove ho preso parte ad una tavola rotonda dal titolo “Europa senza confini – È ancora possibile?” all’interno della tematica generale “Uniti o divisi? L’Europa di fronte alla sfida del domani”.

La confusione attuale sulla politica estera dell’Unione Europa e l’allontanamento, persino il disprezzo crescente, da parte dei cittadini di fronte alle crisi economiche e geopolitiche epocali che stiamo vivendo è il frutto di tre mancate risposte a domande che volutamente non vengono poste all’opinione pubblica europea.

L’euro è sostenibile?
La situazione italiana, e in generale di tutti i Paesi dell’Europa del sud all’interno della zona euro, è nel medio-lungo periodo decisamente insostenibile.
L’unione monetaria imposta dal “centro” alla”periferia” d’Europa prevede uno scenario, per l’Italia dei prossimi anni, indicato in modo profetico dallo storico Niall Ferguson in un articolo del 2011 sul Wall Street Journal che anticipava anche la Brexit: l’Italia produrrà manodopera di basso costo per i paesi del Nord Europa, divenendo il “parco giochi” turistico per i ricchi paesi del nord.
Un governo del Movimento 5 Stelle non sarà disposto ad accettare questo scenario, bisognerà pensare ad un piano B credibile e che metta in discussione anche la moneta unica laddove non sia possibile trovare una soluzione accettabile per i paesi dell’Europa del Sud.

Esiste realmente un tavolo delle trattative per riformare Unione Europea e zona euro come paventato dopo la Brexit?
Pensare di “cambiare l’Europa” è già un errore in sé. L’Europa è un’identità geografica, i cui valori e la cui storia non si identificano affatto con l’Unione Europea né, tanto meno, con una moneta, l’euro. Non si tratta di uscire dall’Europa. I veri populisti sono coloro che in questa condizione storica legano ancora i valori, la cultura e la storia di un’entità geografica con una moneta. I casi Tsipras e Podemos sono esemplari: è sempre più chiaro, nell’immaginario collettivo delle popolazioni europee, che un tavolo delle trattative per un ipotetico cambiamento delle istituzioni di Bruxelles e Francoforte non esiste. E temiamo che non esisterà mai. Per questo è necessario da subito cercare vie alternative perché sullo scenario internazionale la situazione è sempre più preoccupante.

Siamo sicuri che una forza politica nazionale sia in grado di cambiare il regime di Bruxelles, Berlino e Francoforte?
Probabilmente no, la Grecia ne è la prova ultima. Non è possibile, o è estremamente complesso a causa del livello predatorio della globalizzazione attuale, uscire da questa “gabbia” da soli. Per salvare l’Europa, i paesi del Sud del continente dovrebbero trovare una via alternativa alle imposizioni di Bruxelles, Berlino e Francoforte che forniscono diritti solo alle merci e alla finanza. Nell’emergenza profughi, per citare solo un esempio, siamo soli e la solidarietà all’interno dell’Unione Europea non esiste. Se ci fosse stata, banalmente, non ci sarebbero le crisi che viviamo oggi, o avrebbero una portata molto diversa.

Cos’è l’Unione Europea?
Vi siete mai posti questa domanda recentemente?
Un super stato? Un’organizzazione internazionale con scopi specifici? Una cloaca di interessi da imporre ai governi nazionali aggirando le loro costituzioni?
Che tipo di miglioramento vuole portare nella vita di tutti i cittadini europei?

Dobbiamo partire da queste domande! La narrazione dei diritti, della pace e del sogno nelle popolazioni europee è crollata di fronte ai fatti e non ci credono ormai nemmeno le persone che sono costrette a divulgarla.
Un tempo l’ex Segretario di Stato nord-americano Kissinger, tra un colpo di stato e l’altro, era solito scherzare sul fatto che l’Unione (allora si chiamava Comunità) Europea non esistesse perché non vi era un numero di telefono unico da chiamare nel momento delle emergenze. Oggi possiamo dire che, per gli Stati Uniti, l’Unione Europea esiste eccome e non c’è nemmeno bisogno di farle quelle telefonate perché ci gestiscono direttamente loro insieme alla Merkel.
Dalle sanzioni alla Russia dopo il colpo di stato in Ucraina del febbraio del 2014, alla gestione drammatica dell’invasione della Libia fino alla distruzione pianificata della Siria, passando per il finanziamento, il supporto e la vendita di armi ai “bancomat del terrorismo internazionale”, l’UE ha registrato una serie di fallimenti che hanno causato miliardi di euro di perdite, immigrazione fuori controllo per i paesi dell’Europa del sud e destabilizzazione di intere aree un tempo fondamentali per la sicurezza e l’economia dei paesi europei.

Fino a quando vogliamo accettare tutto questo come Europa?
Quando decideremo che è giunto il momento di rialzare la testa?
L’Italia nel 2015 ha perso 80.000 posti di lavoro per effetto delle sanzioni alla Russia e lo 0,1% di PIL. Nel medio periodo si calcola che perderemo fino a 215.000 posti di lavoro e 7 miliardi di PIL (0,44%).
E il tutto, come ha onestamente ammesso Joe Biden in un discorso all’Harvard University del 2015, per una decisione imposta dagli Stati Uniti “perché i governi europei non volevano”.

Come possiamo tollerare ancora tutto questo?
Viviamo un momento storico epocale. La NATO sta sviluppando un atteggiamento aggressivo e di avanzata verso est. In Europa, soprattutto attraverso i mezzi di informazione, si alimenta nell’opinione pubblica una russofobia crescente per giustificare l’ingresso di nuovi Stati (Montenegro, poi Georgia e Ucraina) nelle istituzioni europee e atlantiche e la costruzione di nuovi basi nell’Est ai confini russi.
Perché ci dicono che la minaccia proviene dalla Russia quando è il terrorismo internazionale, di cui siamo stati benevoli conniventi nella distruzione della Libia e della Siria, il reale pericolo?
L’esperienza disastrosa in Libia dimostra, senza possibilità di smentita alcuna, che la NATO necessita di una profondissima revisione.

Un governo nazionale del M5S seguirà la strada maestra, tracciata in questi anni, su alcuni cardini fondamentali:

– Consapevolezza dell’insostenibilità dell’euro così com’è oggi e possibilità per i cittadini italiani di informarsi e di esprimersi in un referendum sulla permanenza nella zona euro;
– Dialogo con tutte le forze politiche nell’Europa del sud (e nell’area mediterranea in genere) che vogliano rompere la logica mercantilista dell’Unione Europea e costruire una nuova organizzazione su valori diversi e nel rispetto delle sovranità dei Paesi membri;
– Necessità di trovare nuovi partner e alleanze strategiche alternative, ad esempio con i Paesi BRICS e ALBA;
– Ridiscussione della modalità di partecipazione dell’Italia all’interno della NATO;
– Rispetto della sovranità e della non ingerenza negli affari interni dei singoli Paesi per la costruzione di un mondo multipolare che offra ai popoli una globalizzazione più giusta e bilanciata;

Le sfide del domani si possono affrontare insieme in Europa? La nostra risposta è: certo, ma come stati sovrani, liberi e indipendenti, in grado di perseguire le esigenze delle popolazioni.
Se, al contrario, l’Unione Europea e la zona euro continueranno ad essere il regime che ratifica austerità, distruzione dei diritti e delle carte costituzionali dei Paesi membri, la risposta è no.

L’Italia del M5S sarà un Paese sovrano, interconnesso ma indipendente, amico di tutti ma suddito di nessuno, con una politica estera che avrà cura degli interessi nazionali. Solo così per l’Italia e per il resto d’Europa potranno esserci gli strumenti per affrontare in modo credibile le “sfide del domani”. L’Europa, i suoi valori e le sue tradizioni, sono stati distrutti da chi identifica una culla di civiltà con una moneta zoppa e una cloaca di banchieri che negozia il TTIP con gli Stati Uniti.

Presto, molto presto, sconfiggeremo questi traditori della Patria. È solo questione di tempo.