Così il Governo sta distruggendo le energie rinnovabili

di Gianni Girotto, Portavoce MoVimento 5 Stelle Senato

Ancora una volta la bolletta elettrica diventa oggetto di speculazioni in cui i costi sono scaricati su consumatori, famiglie e imprese. La certificazione arriva dall’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico che nel comunicato pubblicato nei giorni scorsi conferma l’aumento del 4,3%  della bolletta elettrica a partire dal 1° luglio.

Un aumento attribuito alla crescita dei costi di dispacciamento, cioè dei costi sostenuti per il mantenimento in equilibrio del sistema elettrico da Terna, l’ente, a maggioranza pubblica, che realizza gli investimenti sulla rete necessari per veicolare l’energia e che gestisce il mercato e l’attivazione delle centrali sulla base delle regole fissate dall’Autorità. Parliamo di un improvviso aumento di circa 300 milioni di euro nel solo mese di aprile 2016. Costi frutto di una nuova speculazione energetica che potrebbe costare alle imprese e alle famiglie oltre il miliardo di euro, e che il M5S al Senato ha denunciato con la presentazione di un’interrogazione. Un incremento del tutto ingiustificato. A guadagnarci sono i produttori di energia  appartenenti alla famiglia dei fossili già favoriti dal Governo Renzi con lo sblocca trivelle e l’emendamento Total. Tali operatori si trovano a operare in regime di oligopolio nel  mercato del dispacciamento, al quale è ancora  precluso in modo discriminatorio l’accesso ai produttori da fonte rinnovabile.

Sia Enel che Terna (gestori delle reti su cui è fondato l’attuale sistema centralizzato di produzione di energia) erano presenti alla conferenza stampa tenuta da Renzi per mostrare che il suo Governo è impegnato con loro nelle rinnovabili. Quello che va dimostrato dal Governo  però non è che vi siano progetti di grandi operatori  privati,  che hanno peraltro forte interesse  al mantenimento di un sistema di generazione centralizzato, ma che vi sia una politica per lo sviluppo della generazione distribuita da fonte rinnovabile e per consentire a tutti gli operatori, inclusi quelli più piccoli, di operare in tale mercato. E i fatti dimostrano che il Governo non segue affatto tale politica per lo sviluppo delle rinnovabili. Infatti, nel 2015 rispetto al 2014 abbiamo perso il 9,6% di produzione da energia rinnovabile e tale trend, dati ufficiali alla mano, continua ad oggi a peggiorare. D’altronde, un segnale chiaro è arrivato dal fatto che quest’anno, per la prima volta dopo 15 anni, non si è svolta  Solarexpo, la fiera italiana delle eccellenze internazionali dei settori innovativi delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.

La retromarcia del settore green in Italia è il frutto della politica energetica del Governo Renzi che con numerosi provvedimenti, tra cui quello della riforma degli oneri nella bolletta, avente effetti sostanzialmente retroattivi, sta pesantissimamente ostacolando la strada alla conversione/efficienza energetica.

Una posizione sostenuta anche dalle Associazioni ambientaliste, dei consumatori e delle imprese di settore che è stata espressa nei giorni scorsi quando la maggioranza e il Partito Democratico hanno persino bocciato un emendamento da loro proposto, nell’esame del ddl sulla concorrenza in Commissione Industria Senato per ridare ossigeno al settore.
Tale emendamento, che noi invece abbiamo sostenuto,  riguarda la riforma degli oneri nella bolletta elettrica, oggi lasciata al libero arbitro dell’Autorità, che quindi può decidere di fatto la politica energetica spodestando la funzione legislativa del Parlamento. Infatti dal 1 gennaio 2016 ha deciso di superare il principio del costo progressivo in bolletta che stimolava il consumatore a risparmiare energia (fino allo scorso anno chi consumava poco pagava di meno mentre chi consumava di più pagava proporzionalmente di più) per istituire una tariffa che all’opposto è in parte significativa fissa e quindi penalizza chi consuma poco perché si troverà a pagare significativamente di più, e favorisce chi consuma molto che si troverà a pagare di meno. Un principio che aiuta i produttori di energia fossile, i distributori e i gestori delle reti di trasmissione,  ma che penalizza la sostenibilità e chi ha già effettuato o vuole effettuare la realizzazione di interventi di risparmio di energia come la sostituzione delle lampadine, degli elettrodomestici, o chi ha installato impianti fotovoltaici per l’autoconsumo. Per questo le Associazioni hanno chiesto al Parlamento di intervenire per correggere la situazione. E noi continueremo a lottare, ripresentando in aula tale emendamento.

Spieghiamo in parole semplici che il Governo e la maggioranza giustificano tale bocciatura affermando che comporterebbe costi ulteriori a carico della bolletta, ma omettono di dire che tali costi sono comunque  minimi e sarebbero ampiamente compensati dai vantaggi che la crescita di questo settore genererebbe per l’ambiente e per la salute con la conseguente riduzione dei costi “esterni” (300 miliardi di euro all’anno a livello europeo), per l’economia con l’incremento dei posti di lavoro, per lo Stato con maggiori entrate fiscali e per i consumatori e per le imprese con la riduzione reale e tangibile del costo dell’energia. La proposta di legge presentata vuole tutelare il principio che paga di meno chi risparmia più energia, mentre il Governo vuole tutelare il potere dell’Autorità per l’energia di incrementare le componenti fisse della bolletta  e quindi di rendere la bolletta in parte sostanziale indipendente dai consumi dei cittadini, svuotando di significato economico i comportamenti virtuosi e l’installazione di impianti per l’autoconsumo elettrico e l’autoproduzione di energia elettrica.

Questo comportamento del Governo non è tollerabile.

Il Governo non vede quando i costi delle bollette aumentano grandemente per le speculazioni del mercato del dispacciamento, che continua ad essere ingiustificatamente riservato alle fonti fossili.

L’assenza di una politica energetica e industriale del Paese non può continuare a essere scaricata sulla collettività attraverso l’aumento dei costi della bolletta elettrica per sostenere un sistema energetico centralizzato che deve essere superato. L’Energy Union, il principale documento sull’energia dell’Unione Europea, afferma nelle sue premesse che “dobbiamo prendere le distanze da un’economia basata sui combustibili fossili, con una gestione centralizzata dell’energia incentrata sull’offerta, che si avvale di tecnologie obsolete e si fonda su modelli economici superati.” Questo è un modello di sviluppo distorto, vecchio come i fossili. Un modello che non si concilia con la salute e l’ambiente perché inquina, che non sostiene la crescita economica e la competitività perché aumenta i costi di produzione per le imprese e riduce la capacità di acquisto dei consumatori. E’ il modello dell’uomo solo al comando che non si accorge che il mondo sta cambiando e che l’era dei dinosauri è terminata, che la rivoluzione per la democrazia energetica è già una realtà realizzata dalle centinaia di migliaia di produttori di energia rinnovabile che il M5S difende, a cui dà fiducia e sostiene per costruire un modello energetico innovativo, rinnovabile, efficiente e decentrato.