Tempa Rossa è uno spaccato dell’Italia a guida Pd

di Vito Petrocelli, M5S Senato

Vi ricordate di Tempa Rossa? Se ne parlò pochi mesi fa, quando la procura di Potenza iscrisse nel registro degli indagati il compagno dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e costrinse agli arresti domiciliari il sindaco del Pd di Corleto Perticara. In ballo c’erano i contratti di appalto per la costruzione degli impianti trattamento olio di proprietà della multinazionale francese Total. Oggi l’impianto torna agli onori della cronaca, non per ragioni giudiziarie, ma di lavoro. È ormai provato che decine di lavoratori italiani, assunti attraverso le agenzie interinali con contratti talvolta addirittura mensili, sono stati sostituiti da lavoratori dell’est Europa, in particolare polacchi. Le imprese che hanno ottenuto gli appalti di costruzione da Total puntano in questo modo ad abbassare ulteriormente il costo del lavoro (da 9 a 5 euro all’ora) e a risparmiare anche sulla formazione professionale e sulla protezione dei lavoratori. La beffa si aggiunge alle già difficili condizioni dei lavoratori italiani, che oltre alla paga da fame devono mangiare a turno e dormire nei container, mentre la stessa situazione igienica è deficitaria.
Il M5S si è sempre opposto all’impianto di Tempa Rossa. Il futuro dell’economia lucana non è il petrolio, ma altre fonti di energia, rinnovabili e meno inquinanti. Gli stessi annunci trionfali del Pd e della Total sui posti di lavoro per i lucani erano un maldestro tentativo di far ingoiare ai locali l’ennesima pillola amara. Il tempo, come spesso accade, ci ha dato ragione. L’unica ratio dell’impianto di Tempa Rossa è gonfiare i profitti della multinazionale francese e di chi lavora per essa, con l’assunzione di facciata e la graduale sostituzione dei lavoratori (non solo lucani), considerati troppo costosi.
Ad oggi la Total si rifiuta di specificare quanti siano i lavoratori italiani sui 2409 occupati tra imprese appaltatrici e subappaltatrici. Di certo vi è solo che i lavoratori lucani sono meno di un terzo mentre quelli stranieri stanno crescendo. Il M5S non intende gettare benzina sul fuoco della guerra tra poveri, che tanto fa comodo a chi governa. Non ci sono colpe dei lavoratori est-europei, sfruttati quanto e più di quelli italiani. Il problema è più vasto: un modello di sviluppo sbagliato e anacronistico, sostenuto dai collusi Governi nazionale e regionale e da pratiche di lavoro ultraliberiste.
In tutto ciò l’azione dei sindacati è stata insufficiente, essendosi limitata ad una generica protesta per lo più incentrata sulle condizioni igieniche. La manifestazione di stamattina che ha bloccato i lavori, infatti, è stata indetta da un comitato di lavoratori che ha voluto slegarsi esplicitamente dal sindacato.
La situazione è quindi emblematica dell’Italia governata dal Pd: investimenti nel fossile invece che nelle rinnovabili, mirabolanti promesse sui posti di lavoro, poi puntualmente disattese, e connivenza dei sindacati, che fingono la protesta su elementi secondari mentre accettano il quadro d’insieme.