Emergenza banche: il governo vuole farla pagare ai cittadini

di MoVimento 5 Stelle

La politica incapace e schiava dei poteri forti non sa più che pesci prendere di fronte all’emergenza banche. Il governo non ne azzecca una, gli errori si susseguono e le ultime idee messe sul terreno sono:
1) coprire con nuovo debito pubblico le nefandezze dei banchieri che hanno prestato agli amici degli amici insolventi e che così hanno generato la mina delle sofferenze;
2) aggredire i risparmi (a partire da quelli previdenziali) degli italiani per coprire i buchi creati dai manager di molti istituti di credito da quando il sistema è stato privatizzato all’inizio degli anni ’90.
Il MoVimento 5 Stelle da sempre contempla la possibilità di un intervento diretto dello Stato nel settore del credito, la cui funzione è di interesse pubblico e deve essere rivolta a sostegno dell’economia reale e soprattutto delle Pmi. Ma non è tollerabile che si ricattino con un decreto, su cui si pone l’ennesima fiducia, i piccoli imprenditori attraverso lo spauracchio degli espropri diretti e al tempo stesso si utilizzino i soldi dei cittadini (si ventilano addirittura 30-40 miliardi di nuovo debito) per stabilizzare le banche senza prima una “due diligence” sulla genesi dei crediti deteriorati che piagano i bilanci degli intermediari.
Non si possono scassare i conti dello Stato per nascondere sotto il tappeto le malefatte dei banchieri.
Sappiamo che almeno il 70% delle sofferenze riguarda prestiti oltre il mezzo milione di euro. Dunque, gli artigiani o le Pmi non sono i colpevoli della crisi bancaria. Eppure adesso l’esecutivo la fa pagare a loro.
Il Fondo Atlante dovrebbe salvare le banche, a partire dalle due venete (Bpvi e Veneto Banca), che hanno gonfiato artificialmente il capitale azionario per taroccare i bilanci. E poi, in determinati momenti, hanno salvato i soci forti, gli amici degli amici, scaricando poi la fregatura sui piccoli azionisti.
Atlante è stato da subito sbandierato quale operazione di sistema, privata e di mercato. “Sono le banche che salvano esse stesse“, si è detto. Non è vero. Nel capitale del Fondo ci sono 500 milioni di Cassa depositi e prestiti, 240 milioni di Poste Vita (danari in qualche modo riconducibili al settore pubblico) e poi aziende assicurative come Cattolica, Allianz, Generali. Sono 1,5 miliardi dei 4,2 di Atlante che non arrivano dalle banche.
Dopo aver ricapitalizzato i due istituti veneti in crisi con 2,5 miliardi, ora Atlante, con appena 1,7 miliardi residui di risorse, dovrebbe alleviare il fardello da 84 miliardi di sofferenze nette. Una favola.
Il governo cerca di far cassa su uno degli ultimi tesoretti rimasti nel Paese: il risparmio previdenziale degli italiani. Cresce la pressione politica su casse di previdenza e fondi pensione: parliamo di 140 miliardi di patrimonio e 210 miliardi di risorse pensionistiche gestite.
Secondo il governo “Atlante 2” dovrebbe giovarsi di una parte di queste risorse.
Il Bomba e Padoan pensano sia necessario mettere le mani sulla futura vecchiaia di 9 milioni di cittadini (gli iscritti a fondi e casse) per salvare ancora una volta i buchi di manager bancari come Gianni Zonin, Giuseppe Fornasari o papà Pier Luigi Boschi.
Chi vigila sulle assicurazioni (Ivass) ha precisato che i prodotti di risparmio con rischio a carico dell’assicurato non possono avere come sottostante un investimento in Atlante. Ma il controllore ha ammesso che è consentito “alle imprese di assicurazione di scegliere liberamente i propri investimenti, anche a copertura delle riserve tecniche”. Dunque, le assicurazioni possono mettere in gioco le riserve tecniche (parte del patrimonio) per investire in Atlante.
Eppure, se Atlante è un’ottima soluzione di mercato, perchè nessun fondo estero ci mette un euro?
Padoan la smetta di coprire i soliti banchieri e di ricattare le Pmi. Il governo tolga le mani dalle future pensioni degli italiani.