Le Monde su #VirginiaRaggiSindaco: Vicina, molto vicina al Campidoglio

da Le Monde

Una o due volte alla settimana, da 6 mesi, nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, a nord di Roma, i primi 42 accusati del processo «Mafia Capitale» compaiono di fronte ai giudici. Le accuse sono di avere tessuto una vasta rete di corruzione, a spese dei cittadini, che comprende politici eletti, funzionari e criminali. Venuto alla luce nel Dicembre 2014, questo scandalo ha portato alle dimissioni dell’ex sindaco Ignazio Marino (PD), incapace di fare fronte alla situazione e abbandonato dal suo partito. Chi se ne ricorda più? La Città Eterna, oggi in mano a un commissario prefettizio nominato dal governo, sembra avere dimenticato tutto.
Tuttavia, è proprio da Rebibbia che bisogna partire per comprendere la posta in gioco della battaglia elettorale per la conquista del Campidoglio il 5 e 19 giugno. Tutti i candidati ripetono una sola parola: «Onestà».
«Onestà» per ridare alla politica il suo pedigree;«onestà » per mettere in riga un’amministrazione tentacolare, facilmente corruttibile, e spesso più potente dei politici eletti; «onestà» per gestire le società municipalizzate (trasporti, rifiuti, manutenzione stradale e nettezza urbana), veri e propri colabrodi che inghiottono soldi pubblici al punto che la città si trascina la palla al piede di un debito accumulato di 13 miliardi di Euro.

Una lunghezza in vantaggio
In questa gara delle buone intenzioni per accedere al Campidoglio, sede del Municipio di Roma, Virginia Raggi, candidata del Movimento 5 Stelle (M5S), parte con una lunghezza di vantaggio. Il suo movimento non ha mai avuto responsabilità nella gestione municipale e i suoi esponenti devono presentare un casellario giudiziario vergine. Capelli lunghi che incorniciano un viso magro, questa avvocatessa di 37 anni non si definisce né di destra né di sinistra. O entrambe allo stesso tempo. “Ho sempre votato a sinistra», confida. Tuttavia, ha svolto la pratica di avvocato in uno studio legale che aveva tra i suoi clienti Silvio Berlusconi, un elemento che non aveva menzionato nel suo curriculum ma che la stampa ha scoperto.
Entrata in politica con la nascita del M5S nel 2009, allora come consigliere municipale in un quartiere periferico, Raggi è oggi in testa secondo tutti i sondaggi del primo turno, davanti alla candidata di destra Giorgia Meloni, al candidato di centro sinistra Roberto Giachetti, e ad Alfio Marchini, sostenuto dalla destra moderata e dai centristi. Tuttavia, a febbraio, mentre lanciava la sua campagna di fronte ai giornalisti della stampa estera, si lasciava andare a un’affermazione che sa di piccola gaffe: “i voti degli elettori non mi interessano.”
In fresco sabato pomeriggio di aprile, Virginia Raggi dà appuntamento in una galleria d’arte del quartiere Monti circondata da commercianti e artigiani. In realtà, non si tratta del pubblico abituale del MoVimento 5 Stelle, piuttosto giovane, diplomato e conoscitore di Internet. Di fronte a lei ci sono un falegname, un tappezziere, e un marmista. Ogni anno, molti di loro chiudono bottega: gli affitti sono diventati troppo cari nel centro storico, con importi eccessivi. Lei ascolta, e prende poi la parola: «Io non sarò la vostra rappresentante in Campidoglio. Bensì la vostra portavoce nel cuore delle istituzioni. Noi vogliamo cambiare il sistema, ma voi dovete aiutarci. Nessuno della mia squadra, neppure io stessa, ha mai sognato di diventare sindaco di Roma. E non ho nemmeno mai fatto l’artigiana. Siete voi che dovete cambiare la città. Questo progetto funzionerà solo se voi sarete capaci di darci delle risposte, e delle indicazioni sulle vostre esigenze e sui vostri problemi.“.

Non sostenitori, ma cittadini attivi
Un po’ spiazzato, uno dei presenti rilancia: «Più lavoro, più pago tasse.» Paziente, Virginia Raggi chiarisce il punto:«Onestamente, io non vi dirò che abbasserò le tasse.» Al limite del politichese, aggiunge: «Io sarò sempre a disposizione per tutto ciò che riguarda l’artigianato e il commercio.” Poco più tardi durante la mattinata, durante una riunione organizzata sul tema dei trasporti – uno dei tre pilastri della sua campagna con la gestione dei rifiuti e la trasparenza – Raggi si mostra prudente e fa riferimento agli anni di politica clientelare. «Io non ho bisogno di sostenitori, ma di cittadini che vogliono lavorare con me.
Ne è convinta. I romani non sono responsabili di niente. Né complici. I rifiuti a volte si accumulano agli angoli delle strade? Il traffico in preda all’anarchia? L’evasione fiscale? Il senso di degrado che turba più di un turista della Città Eterna? “Gli abitanti di questa città sono vittime di un cattivo esempio dato dalla politica e dalle amministrazioni“, afferma con tono deciso. Per ridare loro potere e dignità, prevede di fare cadere delle teste e di “applicare la legge”.
Raggi non pensa nemmeno, in caso di vittoria, di attorniarsi di magistrati per verificare la correttezza delle gare d’appalto, come aveva fatto il suo predecessore: «E’ il compito della politica. La politica deve farsene carico.» Promette di risparmiare “un miliardo di Euro di budget grazie a una gestione migliore» e di tassare i beni immobili del Vaticano a uso commerciale. Anche la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024 è messa in discussione. «La città è in ginocchio. Bisogna fare in modo che la sua immagini torni a splendere. Ma Roma è cultura, artigianato, è l’arte di vivere. Non è solo corruzione, i grandi cantieri che non finiscono mai. Non è solo “Mafia capitale“. Ci risiamo.