Il MoVimento 5 Stelle vuole #BankitaliaPubblica

In diretta da Roma Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, Michele Dell’Orco e Alessio Villarosa illustrano illustrano la visione del MoVimento 5 Stelle sulla Banca d’Italia

Indipendente perché di nuovo pubblica, autorevole nell’attività regolatoria perché svincolata dai “controllati” ed efficace nella vigilanza perché immune da potenziali conflitti di interessi. E’ la Banca d’Italia nella visione del M5S che riforma radicalmente il nostro istituto centrale. La proposta a prima firma Alessio Villarosa, che ora dovrà passare il vaglio democratico dei cittadini attraverso la piattaforma Rousseau, è un tassello fondamentale nella concezione che il MoVimento 5 Stelle ha del sistema del credito. E rafforza la nostra banca centrale anche nella prospettiva di un possibile ritorno in capo ad essa della sovranità monetaria.

La legge M5S prende ispirazione da uno studio della Banca centrale svedese (“Governing the governors: A clinical study of Central Banks“, 2008), secondo cui l’azionariato prevalentemente privato di Bankitalia rappresenta un’anomalia nel panorama internazionale. L’istituto centrale era pubblico finché rimase in mano a banche pubbliche o fondazioni senza scopo di lucro. Dopo la privatizzazione del sistema, all’inizio degli anni ’90, si dovette aspettare il 2005 (all’indomani dello scandalo Fazio) per sentire il governo promettere di riportare Via Nazionale totalmente in capo allo Stato. Poi, però, non si fecero i decreti attuativi.
La proposta Villarosa prende atto che Palazzo Koch non ha concorrenza nella propria attività, dunque la banca centrale va riorganizzata ottimizzando i costi, ma senza comprometterne la qualità operativa.

Ecco le misure principali:
1) Le quote di Bankitalia in mano alle banche private vengono acquisite dal Mef e restano incedibili a soggetti che non siano pubbliche amministrazioni. Ai soci privati è corrisposta, entro un anno, una cifra pari al valore nominale delle quote del 1936, ossia 156mila euro, più i circa 900 milioni che le banche hanno versato all’erario in seguito alla rivalutazione (secondo il M5S illegittima) delle quote con il decreto 133/2013 (Imu-Bankitalia). Per saldare questo conto, si attinge dai circa 24 miliardi di riserve della banca centrale. Il bilancio della banca centrale risulterà ancor più solido grazie al ristorno della rivalutazione delle quote a 7,5 miliardi di euro.
2) Una quota degli utili netti destinati a riserve (i soldi che oggi vanno alle banche private), fino al 4% delle riserve stesse, quindi fino a un massimo di 960 milioni di euro, va al Fondo per il Reddito di cittadinanza. L’importo non è più vincolato a un indice fisso (il capitale della banca centrale), ma viene legato al valore delle riserve per evitare rischi di depauperamento delle stesse. In questo modo si garantiscono congrui accantonamenti a riserva. Un 5% degli utili che restano da destinare a riserva, va invece al Fondo centrale di garanzia per le Pmi. In questo modo Bankitalia si fa attore del sostegno al welfare attivo e al tessuto imprenditoriale italiano.
3) Il Governatore ha un mandato di 7 anni non rinnovabili (oggi 6 con possibilità di un rinnovo). In pratica, viene equiparato al Capo dello Stato. Viene eletto dal Parlamento in seduta comune e al voto partecipano tre delegati per ogni Consiglio regionale, uno per la Valle d’Aosta. La procedura prevede un appello nominale a maggioranza dei due terzi nei primi due scrutini, si passa a una maggioranza dei tre quinti dal terzo scrutinio (come la procedura di elezione dei giudici costituzionali).
4) Il Consiglio superiore di Banca d’Italia (non più in mano ai soci privati) rimane composto di 13 membri, 12 eletti dalla nuova Commissione parlamentare vigilanza su Bankitalia (20 deputati e 20 senatori) e uno dalla conferenza Stato-Regioni. Ogni membro dura in carica 5 anni con un solo possibile rinnovo. Sono prioritari i requisiti di onorabilità, professionalità, competenza.
5) Il mandato dei membri del Direttorio scende da 6 a 5 anni con un possibile rinnovo. Il Direttorio resta nominato dal Consiglio superiore che non è più frutto delle scelte degli azionisti privati.
6) Ogni anno Bankitalia riferisce al Parlamento sulle partecipazioni al proprio capitale. Il Governatore presenta una relazione semestrale sull’attività del Consiglio superiore. Il presidente della Commissione di vigilanza presenta una relazione annuale su effetti, limiti e sugli eventuali adeguamenti della normativa vigente. La Commissione esprime pareri non vincolanti su eventuali aggiornamenti del Testo unico bancario e dello statuto di Bankitalia.
7) Per evitare i conflitti di interessi viene stabilito un periodo di cooling-off (pausa obbligata) tra ruoli in Bankitalia e incarichi o consulenze presso soggetti vigilati. Stop alle porte girevoli. Ciò serve a scongiurare la possibilità che i regolatori possano favorire player privati, soprattutto nella parte finale del mandato. Il cooling-off è fissato in sei anni.
8) La legge Villarosa non consente finanziamenti bancari a imprese in cui gli stessi istituti detengano partecipazioni azionarie. Inoltre, gli amministratori delle banche private non possono più sottoscrivere strumenti finanziari, prestiti o fidi personali che provengono dalle banche da loro amministrate. La misura ha l’obiettivo di rendere più agevole ed efficace la vigilanza.
9) Sempre in ottica di efficienza della vigilanza, il Consiglio superiore di Bankitalia può istituire per gli amministratori delle banche private una cauzione speciale, pari al 25% degli emolumenti degli stessi, che l’istituto centrale detiene e ha facoltà di trattenere per il triennio successivo alla fine del mandato del manager in quel dato istituto. Il lasso di tempo consente di verificare se la gestione del dirigente ha generato dissesti finanziari o danni reputazionali all’intermediario. E, in tal caso, di sanzionarlo.
10) Vengono vietate le operazioni, da parte dei vertici o del personale della banca centrale, con parti correlate. Ne fanno parte anche i conflitti di interessi indiretti, come stabilito dal regolamento Consob 17721 del 2010 (parentele, affinità, persone con influenze notevoli).

Il M5S è pronto a rompere il legame incestuoso tra banche, politica e controllori. Il risparmio va tutelato con forza e il credito deve tornare a sostenere l’economia reale.