#Trivellopoli: il governo c’è dentro fino al collo

dall’intervento di Luigi Di Maio oggi a “L’Aria che tira”

Noi sappiamo benissimo che in questo affare di “Trivellopoli” c’è tutto il governo coinvolto. Il governo ha fatto una legge che consente alla Total a Tempa Rossa di non avere più bisogno di certificazioni, che non avrebbe potuto avere. E un cittadino che vuole aprire un negozio ha bisogno di diecimila certificazioni: la “sburocratizzazione” vale solo per i petrolieri. Il nostro obiettivo con la mozione di sfiducia è mandare via questo governo.
I cittadini pensano: “Ecco l’ennesimo comitato d’affari“, ed hanno ragione: dopo Banca Etruria e Mafia Capitale è chiaro che questo è un metodo di governo. Si fanno leggi solo per banchieri, petrolieri e delinquenti, è un governo schiavo delle lobby e di amici degli amici.
Mi querelino pure: se dobbiamo andare in tribunale, come accadde ai tempi di Tangentopoli, per sapere se il PD prende il finanziamento elettorale dai petrolieri allora ben venga!
Quanto al referendum, Renzi ha fatto la stessa cosa che fece Berlusconi ai tempi del referendum sul nucleare, fissandolo in una data lontano dalle amministrative per provare a sabotare il quorum.
Il petrolio che si estrae in Italia non resta agli italiani, le multinazionali ci pagano le royalties, che sono le più basse del mondo. E poi, chi è che misura quanto petrolio viene estratto? Sono gli stessi petrolieri! Non vi viene il sospetto che i 2 miliardi di royalties poi non saranno 2 miliardi? E soprattutto, non dobbiamo dimenticare il disastro ambientale per cittadini, agricoltori, allevatori: vale di più o di meno?
Oggi investendo 1 miliardo di euro in petrolio si producono circa mille posti di lavoro, lo stesso miliardo investito in energie rinnovabili produce 17 mila posti di lavoro, e senza rischi ambientali. Allora è un investimento Tempa Rossa, oppure con gli stessi investimenti potevamo attrarre aziende chi si occupano di microeolico, fotovoltaico eccetera? E la bolletta dei cittadini si sta alzando o abbassando?
L’Italia è un Paese che ha la sua forza nel manifatturiero delle piccole e medie imprese, non certo dei Marchionne. Noi dobbiamo aiutarle, come il M5S ha fatto tagliandosi gli stipendi e finanziando il microcredito.