L’addio di Armani alle pellicce animali #furfreearmani

dal Corriere della Sera

È arrivata anche la firma, pesantissima, di Giorgio Armani sul protocollo della Fur Free Alliance, coalizione internazionale delle organizzazioni che proteggono gli animali: abolizione totale dell’uso di pellicce animali, a partire dal prossimo inverno, per tutte le collezioni del gruppo Armani. Dunque si può: fare capi eleganti, lussuosi, morbidi come un abbraccio, senza uccidere nessuno ma utilizzando la pelliccia ecologica (che ha abbondato, sulle passerelle di Armani delle ultime fashion week, ma orgogliosamente rivendicata come “finta“). “Il progresso tecnologico ci permette di avere alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali“, dice lo stilista. Dunque, “proseguendo il processo virtuoso intrapreso da tempo, la mia azienda compie un passo importante a testimonianza dell’attenzione verso l’ambiente e il mondo animale“.

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L’invenzione giapponese
Molti stilisti stanno già percorrendo la strada dell’ecofur — Hugo Boss, Tommy Hilfiger, Calvin Klein, Vivienne Westwood, la nostra Elisabetta Franchi, l’intransigente Stella McCartney, che da sempre ha eliminato anche la pelle dalle sue collezioni, e poi importanti marchi sportivi come Napapijri o catene globali come Zara e H&M — ma trovare lungo questo percorso Armani significa due cose:
1) che la pelliccia ecologica è cambiata profondamente, diventando altro rispetto ai capi ispidi che si vedevano fino a qualche anno fa. A determinare il «salto» della pelliccetta nella moda che conta è stata un’invenzione giapponese, il kanekaron, fibra sintetica prodotta dal colosso Kaneka e curiosamente nata nel 1957 per sostituire l’amianto nelle divise dei pompieri;
2) che ora non ci sono davvero più alibi: chi ama la pelliccia ha una soluzione alternativa di altissima qualità, senza sacrificare nessuno.

Con lo stilista l’86% degli italiani
«Giornata storica nella moda: Armani passa al fur free!», festeggia il sito della Lav. «Un segnale anche per il Parlamento, perché vieti l’allevamento per le pellicce», il commento dell’ex ministro Michela Vittoria Brambilla. L’hastag #furfreearmani vola su Twitter. L’ultimo rapporto Eurispes 2016 fotografava così il nostro Paese: l’86,3% degli italiani è contrario all’utilizzo di animali per le pellicce (in calo del 4% rispetto al 2015). «Nel mondo ogni anno vengono uccisi 95 milioni di visoni, volpi e altri animali per questo, con Europa e Cina in testa», spiega Simone Pavesi della Lav. «Gli animali sono fra noi, eppure non riusciamo davvero a vederli», scrive Felice Cimatti nella sua Filosofia dell’animalità. Forse ora siamo un po’ meno ciechi.