Cartella Equitalia a un bimbo di sette anni

“Una storia davvero incredibile quella che arriva da Quarto, Napoli, dove un bambino di 7 anni ha già iniziato a familiarizzare con la parola “Equitalia“. A raccontare cosa è successo mercoledì scorso è la madre del piccolo, Marianna Isaia: suonano alla porta, era il postino, doveva consegnare una raccomandata di Equitalia:
Scese nostro figlio Gianluca di 15 anni, ma il dipendente delle Poste non rilasciò la raccomandata perché minorenne. Mise nella buca delle lettere l’avviso di giacenza – spiegano Luigi Isaia e la moglie Marianna, genitori del piccolo Emanuele destinatario della raccomandata di Equitalia – Il giorno dopo ci siamo recati all’ufficio di via D’Acquisto per ritirare il plico. Ignaro di tutto il dipendente ha iniziato l’operazione che richiedeva due firme sul modulo senza capire che il committente era il bambino. Con timidezza Emanuele, dopo avere mostrato la tesera di identità e tenuto in braccio perché non arrivava allo sportello, ha scritto il proprio nome e cognome sui fogli. E la scena ha suscitato l’ilarità dei presenti“.

VIDEO Il M5S chiuderà Equitalia!

La notizia ha fatto in poche ore il giro di Quarto e i più fantasiosi sono andati a giocarsi i numeri: tasse, bambino, meraviglia, ognuno ha attribuito i numeri secondo la cabala. Nel frattempo i genitori hanno aperto la busta in cui era scritto che “a seguito delle risultanze dei controlli effettuati per l’anno 2011 sui soggetti che hanno goduto, per autocertificazione, dell’esenzione della quota di partecipazione alla spesa sanitaria, si è riscontrata l’insussistenza dei requisiti necessari per usufruire di tale beneficio“.
Ente creditore l’Asl Napoli 2 Nord, la richiesta 257,94 euro. All’epoca Emanuele aveva solo tre anni. L’Asl spiega che “l’invio della richiesta di pagamento al bambino invece che ai genitori è frutto di un errore commesso nel 2011 da chi ha firmato l’autocertificazione – si legge nella nota -. In quel documento, infatti, il nome del bambino venne riportato anche nello spazio riservato a quello del nominativo di chi nel nucleo familiare effettuò la dichiarazione dei redditi nel 2010. L’impiegato che ricevette l’autocertificazione non poteva e né doveva controllare il contenuto della dichiarazione. Le verifiche del Ministero dell’Economia hanno poi evidenziato che quell’autocertificazione riportava un reddito inferiore a quello percepito dalla famiglia. Perciò un anno fa l’Asl, attraverso Equitalia, aveva inviato una prima richiesta di pagamento dei ticket non pagati alla persona che aveva compilato l’autocertificazione. A novembre, invece, a causa del mancato pagamento, la stessa comunicazione è stata inviata anche a colui che aveva fatto la dichiarazione dei redditi nella famiglia del bambino. Su quel nominativo non viene fatto un controllo di età perché è implicito che chi fa la dichiarazione dei redditi è maggiorenne“.