Artigiani in fuga

“Io facevo il made in italy, articoli di pelle, parte della manifattura veniva esportata nel mondo, pagate tutte le spese, tasse, balzelli comunali, statali, il commercialista, a volte avvocati, permessi, autorizzazioni, spese per regolarizzare a norma di legge, etc… non rimaneva che chiedere un prestito alle banche per pagare le spese di gestione. Non mi rimaneva che la fame totale. 25 anni fa sono emigrato, facendo la stessa cosa. In un giorno ho ottenuto la licenza ed il permesso di lavorare, non ho bisogno di un commercialista, dai le informazioni ed il governo ti dice quanto devo pagare in base alle informazioni, se ho dei problemi puoi chiamare gli uffici competenti e ti risolvono il problema, faccio il made in italy in un altro paese e lo esporto nel mondo, non sono ricco, però benestante con la mia casa ed ho comprato il posto dove lavoro, avrò la mia pensione, sono felice, tutto questo è stato ottenuto, udite bene, LAVORANDO, cosa impossibile in italia, vi lamentate adesso? 25 anni fa era lo stesso, non è cambiato niente, la democrazia cristiana sta sempre lì, viva, attiva, e parassita. Vergogna italietta.” Paolo De Santis